Aldo Salis

a cura di Antonello Bazzu

Aldo Salis, giunto felicemente alla soglia dei novanta anni, è nato a Sassari nel giugno 1925 da una famiglia di artigiani nel cuore della città murata, tra Porta Sant’Antonio e Palazzo di città. Dopo studi disordinati approda al Liceo Scientifico in Porta Nuova. La maturità superata brillantemente gli schiude le porte dell’Università, ma non di una Facoltà umanistica come quella di Lettere che, a Sassari, non c’era ancora, si iscrive perciò, senza entusiasmo, alla facoltà di Chimica farmaceutica e consegue quella laurea che lo porta per trentacinque anni in piccoli paesi della provincia come collaboratore e infine, a Padria, come titolare di una farmacia. Dalla seconda metà del novecento ai giorni nostri ha tenuto alto il nome della città di Sassari e della lingua sassarese con le sue poesie in Sardegna e fuori dalla Sardegna. Già dagli anni dell’immediato dopoguerra i suoi scritti compaiono sulle pagine del settimanale cittadino “Libertà” e successivamente, per lunghi anni, la sua firma è presente sulle terze pagine dei quotidiani sardi “La Nuova Sardegna” e “Tutto Quotidiano” e in riviste regionali quali “La grotta della Vipera” e “S’Ischiglia”. Alla fine degli anni settanta ha inizio la fortunata pubblicazione di raccolte di poesia e racconti, il cui successo è amplificato dalle continue e importanti affermazioni in numerosi premi sia in Sardegna sia nella penisola. Ricordiamo fra i tantissimi: il premio Ozieri, il premio Romangia e il premio Agniru Canu. Le sue liriche si ricollegano a quella tradizione della poesia in sassarese che aveva come punti di riferimento Pompeo Calvia e Salvator Ruiu. Le sue raccolte, La cianchetta zappuradda (Editrice Quattro Mori, Sassari 1979), Adiu a li fori (Il Torchietto, Ozieri 1983) e Un cugnoru di paràuri (Edes, Sassari 2003), segnano un momento importante del rinnovamento stilistico della lingua poetica sassarese che si apre con lui a una meditazione esistenziale che impiega, insieme a altri procedimenti formali novecenteschi, il “versicolo” di estrazione ungarettiana. Ma Aldo Salis, coltiva anche, con sapienza letteraria e poetica il racconto e il bozzetto di costume; con la sua prosa scarna lascia emergere dalla memoria i riti quotidiani delle umili famiglie della vecchia Sassari scanditi dallo scorrere delle stagioni in un’atmosfera quasi sacra di rarefatta liricità. Nei racconti di Una gallina per il dottore (Editrice Quattro Mori, Sassari 1980) e nel romanzo Il padre di Chiara (Edes, Sassari 2006), rivela tutta la sua padronanza della lingua italiana e la sua tranquilla sicurezza nell’esercizio del narrare. Nel rievocare luoghi e persone della città e dei paesi, egli sa comunicare al lettore le emozioni e il vissuto di quegli antieroi autentici che sono i protagonisti dell’esistenza quotidiana.

Aldo Salis si è spento il 31 marzo 2021.
Alla famiglia vadano le più sentite condoglianze.

  1. Abà s’assurièggiani
  2. Azzèndimi una luna piena
  3. Giugghendi a mabò
  4. L’ammenti
  5. La cianchetta zappuradda
  6. L’isthazioni
  7. Pubburinu
  8. Vecci càbburi

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