Pensieri vaganti
di Vittorio Falchi


PENSIERI VAGANTI IN UN POMERIGGIO DI META’ OTTOBRE

Mi sto godendo un attimo di riposo sotto la chioma di un bel fico che ho in giardino. Le foglie stanno già mostrando i primi segni di secchezza e non tarderà molto che cominceranno a cadere ricoprendo il suolo tutto intorno. Non so perché, ma a me piace moltissimo vedere il terreno ricoperto di foglie. Camminarvi sopra mi dà un senso di tranquillità, di leggerezza, come se accarezzassi qualcosa di indefinibile che mi trasmette sensazioni pacifiche.
Ora, con questi pensieri osservo il fogliame sopra di me, punteggiato negli spazi tra le foglie, dell'azzurro del cielo limpido di metà ottobre.
Mi piacerebbe scrivere una poesia, ma sono molto pigro e non ho voglia di alzarmi.
Però mi sorprende il fatto che certe condizioni hanno ispirato migliaia di poeti a scrivere un'infinità di poesie.
Le poesie! Ma chi le legge più? Nemmeno a scuola le insegnano ai ragazzi come succedeva una volta.
Noi conoscevamo a memoria innumerevoli poesie e i loro autori. I più conosciuti erano Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, poi quelli più lontani a cominciare da Omero, Virgilio, per arrivare immancabilmente a Dante Alighieri, Francesco Petrarca e così via.
Gli argomenti trattati avevano sempre a che fare con la vita delle persone, spesso le sofferenze, i travagli, le ansietà, le speranze, i desideri, sopratutto l'amore. L'Amore in tutte le sue manifestazioni. L' amore per Dio, l amore familiare verso i genitori, i figli, i fratelli. L' amore per il prossimo, l'amore tra uomo e donna, denominati diversamente come storgè, filia, eros e agape.
Altri soggetti riguardavano la Creazione con l'infinità varietà di argomenti che potevano andare dalla descrizione di un tramonto, alla piacevolezza di un bosco, alle montagne innevate, all'immensa distesa del mare, ad una giornata piovosa piuttosto che all'irruenza di un torrente.
Così che tutto quello che era alla portata dei più intimi pensieri poteva essere descritto mirabilmente con una poesia. Ricordate i piedini nudi di Valentino? I pioppi di Carducci oppure la pioggia nel pineto di D'Annunzio?
Certo i poeti spaziavano in campi sconfinati e davano ai lettori momenti di vera delizia con le loro composizioni perché sapevano toccare le corde della sensibilità del loro cuore.
Ma il tempo delle poesie è inesorabilmente trascorso. Oggi la gente sembra vivere in un mondo in cui non c'è posto per la poesia, attanagliata da innumerevoli problemi di sopravvivenza, da una quantità enorme di cose 'necessarie' alle quali non si può rinunciare e che richiedono un' altrettanta quantità impressionante di tempo per acquistarle.
Così non abbiamo più tempo per vivere serenamente e rallegrarci di poche cose ma di molti rapporti con i nostri amici e familiari.
E poi, che razza di poesie si possono scrivere? Forse si può parlare delle sardine in scatola che trovi nei supermercati o del pane in cassetta, piuttosto che del vino in contenitori di cartone? O dei cibi in scatola e dei fiori di plastica?
E si, oggi la grande industria ti dà tutto quello che serve in confezioni già pronte all'uso.
Perfino le parole che devi sussurrare a una persona amata si trovano già pronte in varie versioni.
Mah. Forse sarò un po' arretrato, ma questo tipo di vita, a me proprio non piace.
Così mentre sto favoleggiando di un tempo in cui la gente amava le poesie, mi vengono in mente i giorni della mia infanzia col ricordo di mia madre che ritornava dal forno col canestro del pane in testa, ancora molto caldo, e noi ragazzi, sempre affamati, pronti per spalmarvi sopra un po' d'olio d'oliva o uno straterello di burro. Bastava quello per essere felici e soddisfatti, mentre l'aria era pervasa da meravigliosi profumi che uscivano dai forni dislocati dappertuto nel paese e dal calore dei fuochi accesi, il chiacchiericcio delle donne che nelle stesse ore erano tutti indaffarati per la cottura del pane.

Aranova 19 ottobre 2022


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