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PENSIERI VAGANTI IN UN
POMERIGGIO DI META’ OTTOBRE
Mi sto godendo un attimo di riposo sotto la chioma di un bel fico
che ho in giardino. Le foglie stanno già mostrando i primi
segni di secchezza e non tarderà molto che cominceranno a cadere
ricoprendo il suolo tutto intorno. Non so perché, ma a me piace
moltissimo vedere il terreno ricoperto di foglie. Camminarvi sopra
mi dà un senso di tranquillità, di leggerezza, come
se accarezzassi qualcosa di indefinibile che mi trasmette sensazioni
pacifiche.
Ora, con questi pensieri osservo il fogliame sopra di me, punteggiato
negli spazi tra le foglie, dell'azzurro del cielo limpido di metà
ottobre.
Mi piacerebbe scrivere una poesia, ma sono molto pigro e non ho voglia
di alzarmi.
Però mi sorprende il fatto che certe condizioni hanno ispirato
migliaia di poeti a scrivere un'infinità di poesie.
Le poesie! Ma chi le legge più? Nemmeno a scuola le insegnano
ai ragazzi come succedeva una volta.
Noi conoscevamo a memoria innumerevoli poesie e i loro autori. I più
conosciuti erano Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, poi quelli
più lontani a cominciare da Omero, Virgilio, per arrivare immancabilmente
a Dante Alighieri, Francesco Petrarca e così via.
Gli argomenti trattati avevano sempre a che fare con la vita delle
persone, spesso le sofferenze, i travagli, le ansietà, le speranze,
i desideri, sopratutto l'amore. L'Amore in tutte le sue manifestazioni.
L' amore per Dio, l amore familiare verso i genitori, i figli, i fratelli.
L' amore per il prossimo, l'amore tra uomo e donna, denominati diversamente
come storgè, filia, eros e agape.
Altri soggetti riguardavano la Creazione con l'infinità varietà
di argomenti che potevano andare dalla descrizione di un tramonto,
alla piacevolezza di un bosco, alle montagne innevate, all'immensa
distesa del mare, ad una giornata piovosa piuttosto che all'irruenza
di un torrente.
Così che tutto quello che era alla portata dei più intimi
pensieri poteva essere descritto mirabilmente con una poesia. Ricordate
i piedini nudi di Valentino? I pioppi di Carducci oppure la pioggia
nel pineto di D'Annunzio?
Certo i poeti spaziavano in campi sconfinati e davano ai lettori momenti
di vera delizia con le loro composizioni perché sapevano toccare
le corde della sensibilità del loro cuore.
Ma il tempo delle poesie è inesorabilmente trascorso. Oggi
la gente sembra vivere in un mondo in cui non c'è posto per
la poesia, attanagliata da innumerevoli problemi di sopravvivenza,
da una quantità enorme di cose 'necessarie' alle quali non
si può rinunciare e che richiedono un' altrettanta quantità
impressionante di tempo per acquistarle.
Così non abbiamo più tempo per vivere serenamente e
rallegrarci di poche cose ma di molti rapporti con i nostri amici
e familiari.
E poi, che razza di poesie si possono scrivere? Forse si può
parlare delle sardine in scatola che trovi nei supermercati o del
pane in cassetta, piuttosto che del vino in contenitori di cartone?
O dei cibi in scatola e dei fiori di plastica?
E si, oggi la grande industria ti dà tutto quello che serve
in confezioni già pronte all'uso.
Perfino le parole che devi sussurrare a una persona amata si trovano
già pronte in varie versioni.
Mah. Forse sarò un po' arretrato, ma questo tipo di vita, a
me proprio non piace.
Così mentre sto favoleggiando di un tempo in cui la gente amava
le poesie, mi vengono in mente i giorni della mia infanzia col ricordo
di mia madre che ritornava dal forno col canestro del pane in testa,
ancora molto caldo, e noi ragazzi, sempre affamati, pronti per spalmarvi
sopra un po' d'olio d'oliva o uno straterello di burro. Bastava quello
per essere felici e soddisfatti, mentre l'aria era pervasa da meravigliosi
profumi che uscivano dai forni dislocati dappertuto nel paese e dal
calore dei fuochi accesi, il chiacchiericcio delle donne che nelle
stesse ore erano tutti indaffarati per la cottura del pane.
Aranova 19 ottobre 2022
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