Il Mago Giorgino
di Silvio Matta

 

 


C’era una volta in un paese vicino, un principe. Si chiamava Peppino ed abitava in un brutto e vecchio castello, non era ricco e quindi doveva lavorare. Aveva una vecchia carretta che chiamava Ape e con questa passava casa per casa a raccogliere i sacchetti di spazzatura. Quando il cassone dell’ape, vecchia come lui, era pieno andava in un posto nascosto e metteva sottoterra tutti i sacchetti. Ben presto ce ne furono troppi e comincio’ a bruciarli. Dal fuoco saliva un fumo nero che arrivava al cielo, faceva tossire le persone, soprattutto i bambini, gli uccellini non cinguettavano piu’ tossivano anche loro e non volavano piu’ perché avevano le ali sporche di fuliggine, nei campi non cresceva piu’ l’erba e neppure i fiori, e poi…. l’odore …c’era sempre un brutto odore.
Nel cielo non si vedeva piu’ il sole né le stelle.
Ogni giorno quel fumo e quell’odore diventavano piu’ forti e cosi’ gli uccellini e gli altri animali che vivevano in quei posti dove non cresceva piu’ l’ erba, i coniglietti, le pecorelle, le lumachine, le formichine e tanti altri andarono al castello dei maghi che si chiamava Municipio, per raccontare loro che non potevano piu’ vivere e chiesero loro di aiutarli.
Solo i maialetti non andarono dai maghi perché, come sapete, quelli di loro che non hanno una casa, mangiano proprio la spazzatura e quindi erano amici del principe Peppino.
Il Capo maghi, Giorgino, decise di aiutare le persone, i bambini e gli animaletti, e incarico’ il mago Chicchino di fare una magia.
Il mago Chicchino con la sua bacchetta magica fece apparire moltissime scatole di diversi colori, che regalo’ a ciascuna famiglia, una verde, una marrone, una celeste.
Insegno’ le persone a mettere i rifiuti umidi nella scatola marrone, il secco in quella verde, il vetro nella blu, nelle buste la carta, e la plastica.
Mando’ poi in tutte le case, altri maghetti…Tonino, Tore, Franco e tanti altri a svuotare le scatole quando erano piene.
I maghetti poi, portarono l’umido nei campi dove prima Peppino bruciava la spazzatura e li’ pian piano ricomincio’ a crescere l’erbetta, perché l’umido concimava la terra. Le lumachine ricominciarono a passeggiare, i coniglietti a costruire le tane e le pecorelle a brucare quell’erbetta, gli uccellini a cantare e volare leggeri, le formichine a trovare il mangiare per l’inverno.
Con la plastica, non piu’ bruciata, i maghetti cominciarono a costruire giocattoli che regalarono ai bambini piu’ poveri, vendettero il vetro e costruirono un parco giochi, e con la carta fecero dei libri di favole che regalarono alla fatina Giusy la libraia per darli oggi voi. (in cambio di una monetina perché la sua carrozza fatata è vecchia, non la revisionano piu’ e deve cambiarla).
Erano tutte belle favole, e in quelle favole il cielo divento’ di nuovo celeste e si vedeva il sole e le stelle, nell’aria si sentiva di nuovo il profumo dei fiori, i bambini poterono di nuovo uscire a giocare e correre nei prati.
Voi vorrete sapere che fine fece Peppino, Beh! Peppino ando’ in pensione, assieme ai maialetti suoi amici e a qualche altro maialone che continuava a buttare i sacchetti per strada, l’Ape di Peppino invece adesso la usano i maghetti di Giorgino per divertirsi (facendo le impennate) quando passano davanti alle case di voi bambini.

 

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