Cento metri
di Francesco Pasella

 

 

Era piena estate. Vanessa camminava con i sacchetti che le pendevano ai polsi, sostenuti da due esili lacci che la fasciavano: era la moda da poco lanciata, un'originale serie di monili da collezionare e completare posti all'interno di un contenitore, che le ragazze si scambiavano e confrontavano, avide di sorprese. Poco più in là un 'madonnaro' disponeva i suoi gessetti iniziando ad abbozzare l'opera che aveva già impressa in un taccuino, pronto a racimolare qualche spicciolo per affrontare la gravità della sera. Un topolino si attardava ai bordi della pista ciclabile in quel momento non percorsa, e un ragazzo correva con fare forse esagerato a piedi scalzi, scoordinato di baldanza per spingersi sino a un ponticello, e una coppia sostava di fronte al proprio camper discutendo sul da farsi, ma soprattutto distendendosi, e i metri passavano, forse senza un perché, nell'incontro di tante cellule ai limiti del mare, che distanziavano le proprie scelte, con un tempo diverso a dividerle. Tutto in cento metri. Un effimero eterno.

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