Camminare scalza
di Francesca Moro

 

 

 

Uno dei piaceri più grandi è per me camminare a piedi nudi, ma al di fuori di casa e di una spiaggia questo non è più possibile.
Ricordo che da bambina mia madre, che faceva la sarta, mi vestiva impeccabilmente, e mai, neanche d’estate, mi permetteva di camminare scalza e neppure di calzare sandali senza i calzini.
Uscivo di casa che sembravo la riproduzione di uno dei disegni dei suoi libri di modelli, quelli che mostrava alle sue clienti per la scelta degli abiti, completa di capelli abboccolati e nastro a farfallina.
Inutile dire, che mi sentivo a disagio tra i miei compagni di classe, che camminavano scalzi, e avevano le toppe sui vestiti. Sembrerà strano ma io volevo essere come loro, non per un desiderio, come si direbbe oggi di appartenere al branco, ma perché sentivo il fatto di vestire in quel modo e di andare scalza, come l’espressione della libertà più pura. Infatti dovevo stare sempre attenta, a non sciupare il vestitino, a non macchiarlo, a non scompigliare i boccoli, a non graffiare le scarpette.
Mi sentivo prigioniera, ed io indossavo i vestiti alla moda come una pesante corazza di ferro completa d’elmo e cimiero. Così appena uscita dal cancello mi toglievo le scarpe, allacciavo i lacci l’un l’altro e me le mettevo al collo. E…via! Per le vie del paese in corse sfrenate mozzafiato con i miei amichetti, sino al giorno in cui mia madre uscì dal cancello prima che le rimettessi ai piedi.
Fine della libertà.
Oggi ho passato i sessanta anni da un pezzo, e quando posso cammino ancora a piedi nudi, mi vesto male, sto molto comoda, non concedo nulla alla moda che sia sacrificante indossare.
Solo in questo sono libera. L’uomo non nasce libero, la donna ancora meno.
Ed io sono in cerca da una vita del paese che non c’è.

 

COSTANTINO LONGU FRANCESCHINO SATTA POESIAS SARDAS CONTOS POESIE IN LINGUA ITALIANA

Questo spazio è a disposizione gratuitamentedi quanti intendono inviare i propri racconti