Giovanni Piredda

Sotto il segno della semplicità e del sorriso.
Stabilire il compito e il fine della poesia è certamente arduo. Ricordando la figura e la poetica di Giuseppe Monzitta (Pattada 16 ottobre 1926 - Ozieri 31 luglio 2019), che affrontava la vita con versi e sorriso, appare più comprensibile capire il significato di quel senso profondo che schiude gli stati esistenziali, verso orizzonti di semplicità e poesia, con una scelta linguistica di immediatezza familiare e quotidiana.
Avevo conosciuto il poeta pattadese agli inizi degli anni Ottanta, in occasione di una manifestazione culturale, e con la frequentazione dei concorsi letterari poetici in limba, in cui puntualmente otteneva risultati sempre più lusinghieri e qualificanti, avevo potuto apprezzarne le doti di socialità, umanità e una rara semplicità innata ed estemporanea nel “fare poesia” con il cuore. I versi, senza inutili orpelli e declamati con la musicalità e ritmo di un ballo sardo, custodivano tutta la spontanea rappresentazione e bellezza dei migliori sentimenti; attraverso le composizioni rivelava il suo vero essere e vivere da allevatore e uomo di campagna, sempre a contatto con la natura e il silenzio generatore di poesia. Ancor oggi i “canti” di Monzitta, raccolti nelle pubblicazioni “Paraulas de poesia”, in condominio con i compaesani e contemporanei Camboni e Palitta, e “Frunzas de usciareu” per i tipi de “Il Torchietto Editrice” di Ozieri, suscitano e danno il senso dignitoso del lavoro, dell’energia e forza che si accompagna a semplicità e umiltà; questi elementi le hanno rese grandi opere liriche, virtuose e durevoli di valori significanti per l’animo umano.
Giuseppe Monzitta è nato e vissuto in una vera tradizionale enclave e fucina di grandi poeti (ricordiamo padre
Luca Cubeddu, Pietro Pisurci, della frazione di Bantine, Asara Sanna “Limbudu”, Deiana, Arcadu “Ciddoi”,
Mazza, Vargiu “Cocera”, Fogarizzu...); sempre animato dal senso identitario di appartenenza al luogo ne ha celebrato natura, persone con i segni di mutabilità e di vita, cogliendo la sapienza e l’esperienza con l’istintività che il cuore dettava ai versi. I temi sviluppati e trattati con frequenza lirica da Monzitta, sono stati quelli di valenza universale e di comunanza con il suo mondo e territorio: particolare e puntuale la rievocazione degli strumenti tradizionali da lavoro impiegati da contadini e pastori. Arricchisce i suoi canti, scrive Luigi Sotgia nella prefazione alla silloge “Frunzas dde usciareu”, di «... naturalezza e brio spontaneo,
una naturalezza e un brio che ben si rivelano quando legge o recita i suoi versi. Brio che si esprime anche nel ritmo delle strofe, vivaci e fluide, rivelatrici di una maestria tutta artigianale, nel senso più nobile
del termine».
Giuseppe Monzitta scompare ultranovantenne, attorniato dall’affetto e cure della sorella Lucia, di nipoti, pronipoti e familiari. I funerali si tennero il 2 agosto nella chiesa di Santa Sabina a Pattada, con la partecipazione commossa di paesani e numerosi amici, nel ricordo del sincero sorriso di poesia che aveva accompagnato quotidianamente e scandito la vita del poeta.(C.P)
  1. Leggende in s'infinitu
  2. Pasca 'e Nadale
  3. Pastore in notte 'e luna

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COSTANTINO LONGU    FRANCESCHINO SATTA    POESIE IN LINGUA ITALIANA

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