Parabola
di Giuseppe Tirotto

Oggi nidifica per tetti, occhieggia
dai balconi, pencola sui muri
con quel ventre concavo a dipanare
e reinventare grovigli
di suoni, immagini e parole.

In altre contingenze se n’abusa
impudentemente, addossando
specie a quella discendente
il declino delle cose.

Quando l’incontrai la prima
volta, duemila anni fa, era solamente
parola, la buona parola
scesa dalla croce con i chiodi
nascosti nelle mani per inchiodare
gli umani alle proprie morali.

Più in là, da studente,
le ho cavalcate incurante
dell’erta, sapendo che il culmine
apre ad uguale discesa, e se fu fatica
doppia la ripagò la coppia
di seni aguzzi stilizzati
tra salita, picchiata ed altra ascesa...