Addio giogaie e salti lontani (Canto d'un emigrante)
di Elio Aste

Da questa nave che già solca il mare
ti vedo scomparir, Sardegna mia.
E' sera. Palpitan tenui nell'incerta foschia,
lungo la costa le natie lampare.

Quanta tristezza e quanta pena ha il cuore!
La miseria mi spinse: son emigrante…
Impresso ho ancor nel pensier l'ingrato istante
dell'addio ai miei cari, il lor pianto e dolore.

Addio anche a voi, giogaie e salti lontani,
nel cui eremo bruciai l'infanzia spensierata,
sinchè, sempre servo pastor, capii la disperata
mia solitudine, vissuta per le altrui pecore e cani.

Perciò io parto, dura e sterpigna terra!
Forse un dì tornerò, assetato, alle tue fonti,
a ritrovar, errante ancor pei monti,
l'ermo mio ovil, sperduto nella silente "serra" (1).

(1) Vasta campagna, incolta ed aperta, ricoperta da macchia e da sparsa vegetazione d'alto fusto, ove pasturano gli armenti.

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