Maria Giovanna Cherchi

Una stella nel mondo musicale isolano

Maria Giovanna Cherchi, “Unu frore” in disco
(L'Unione Sarda 03 giugno 2002)

«Una voce bella, fresca e naturale». Accompagnata da questo giudizio firmato Piero Marras, esce l’ultima fatica discografica di Maria Giovanna Cherchi: Unu frore che a tie si intitola il cd presentato ieri al Man. Otto canzoni in tutto, con testi curati da Paolo Pillonca e Piero Marras, musiche e arrangiamenti dello stesso Marras. «Un lavoro con molte competenze, musicali e tecniche», che contiene brani inediti e altri già noti al grande pubblico.
Si parte con il pezzo che dà il titolo al disco, Unu frore che a tie, scritto proprio da Marras, e divenuto famoso per essere la sigla di “Sardegna Canta”, e si prosegue con Maria ‘e su sole, dove la mitica mamma malefica dell’immaginario fanciullesco rivive grazie a melodie frutto di arrangiamenti che strizzano l’occhio a contaminazioni eccellenti: «In questo caso il tango», chiarisce lo stesso Marras, «ma le sonorità sono eterogenee». Seguono alcuni brani già consacrati nel panorama musicale sardo, ma che è interessante riascoltare interpretati da questa voce femminile: Ardia («Una canzone importante», sottolinea Marras, «anche per ciò che quella festa rappresenta; non a caso è diventata la colonna sonora di tutti i sedilesi») e Domos de Pedra. Fra le due, Amore, «un brano ambizioso, magistralmente cantato», che riprende il testo del famoso componimento poetico di Peppino Mereu, poeta di Tonara. Si aggiungono poi Mama, un successo targato anni Ottanta degli Ice, il primo gruppo sardo a esibirsi in limba alla kermesse di Sanremo (Paolo Zannin e Uccio Soro, che di quel complesso facevano parte, sono fra i musicisti che suonano in questo disco) e Sardos, cioè la versione tutta sarda di un pezzo di qualche anno fa, inno dei Sardi in tutto il mondo.
Il disco si chiude con un classico, il canto antifeudatario Procurade ‘e moderare scritto oltre due secoli fa da Francesco Ignazio Mannu e ora eseguito in duetto assieme a Marras. Siamo di fronte a una voce emergente, «un’artista che esprime i suoni e le parole di una terra, che interpreta al femminile il sentimento di un popolo, assecondando quella matrialinearità che è tipica della nostra cultura», commenta Paolo Pillonca. La musica etnica isolana si arricchisce dell’opera della maturità di questa giovane artista di Bolotana. Figlia d’arte (il babbo, Pietrino Cherchi, era il vocalist dei Greff, gruppo che negli anni Sessanta spopolava in Sardegna), «ho iniziato a cantare a sei anni, pezzi classici, poi il lavoro d’esordio Ammentos, dove interpretavo i versi di poeti bolotanesi», e ora la consacrazione assieme ai grandi nomi, con un tour di oltre cinquanta date che porterà quest’artista mediterranea a esibirsi in tutta la Sardegna.

Gianni Belloi
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