L'Opinione
di Gianfranco Garrucciu

 

INCAPACI DI DISTINGUERE
(condividendo l’opinione di Rosalba Satta Ceriale)

Si è vero, siamo incapaci di distinguere. Siamo incapaci volutamente di distinguere. Sopravviviamo a quel mandato-delega in bianco che abbiamo firmato qualche decennio fa, quando ci si è stancati di lottare per ogni rinnovamento. Abbiamo creduto che il rinnovamento ce lo potessero recapitare a casa, servito in un piatto d’argento. Da allora abbiamo nascosto al testa sotto la sabbia, ci siamo girati dall’altra parte evitando con accuratezza di guardare alle cose che avvenivano. Siamo passati sopra, senza battere ciglio, a mille occasioni e fatti che qualche anno addietro ci avrebbero fatto inorridire, non abbiamo speso una parola contro, non abbiamo alzato un dito.
Abbiamo sperato che la nostra “Democrazia” si rigenerasse da sola, come se fosse un processo ormai avviato e portato a compimento, stabilizzato.
Invece, in quello stesso momento, come fa un rivolo d’acqua che corre sotto il terreno svuotandolo, cominciava a formarsi una voragine, tanto grande quanto invisibile. La nostra percezione dei fatti aveva l’alibi della costante anestetizzazione dei mass-media e dell’incanto delle bordature di rosso dei felici quadretti progressisti.
Qui, appresso come tante pecorelle (la citazione di Dante mi pare superflua), ci siamo vestiti, come in certi paesi poco liberi, tutti con lo stesso vestito, griffato, ma uguale per tutti; uomini d’immagine, ma senz’anima che continuano a nascondere le idee, spesso privati anche dei sentimenti, miseramente persi tra le righe delle brutte pagine scritte dai talk show.
Ci hanno persino riscritto la storia moderna convincendoci che, tutto sommato, la resistenza è stata uguale per tutti, anzi è stata più uguale per chi combatteva contro. Gli intellettuali di oggi che dettano l’agenda sono, come i politici, sempre quelli di 30-40 anni fa, sempre gli stessi, riciclati e ossequiosi a qualsiasi cambiamento.
Oggi il terreno ci frana sotto i piedi, siamo forse alla vigilia di una crisi economica mondiale e questo spauracchio, per altro più volte agitato per stringere la morsa durante i conflitti sociali, ci mantiene nell’immobilità più completa.
Credo che abbiamo toccato il fondo…
Ma questo non è un buon motivo per ripartire?
Forse, magari, si può ricominciare dalla Televisione con Benigni che legge Dante o Neri Marcorè “Per un pugno di libri”oppure Corrado Augias “Le storie diario italiano”, l’importante è smuovere le coscienze, riportare la persona al centro del dibattito, sconfiggere il muro dell’indifferenza che ci circonda. Pensare che innanzitutto dobbiamo essere noi a ricominciare e riappropriarci di quello che ci è stato sottratto: la libertà di poter determinare il nostro futuro.

22-01-2008

 

 

 

                 

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