Il pensiero 
        di Giacomo Murrighili  | 
    
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 /////////////////////////////////////////////////// Allontanamento e ritorno  //////////////////////////////////////// 
   Fui un diciannovenne 
        studente del liceo classico quando mi recapitarono la cartolina di precetto 
        con cinque giorni di ritardo, non giustificato, mi presentai alla caserma 
        dei carabinieri per ottenere una proroga per l’esame di maturità, 
        fissato dopo quindici giorni. Mi fecero partire immemediatamente, onde 
        evitare la denuncia al tribunale militare e la conseguente condanna alla 
        impiccagione: eravamo in piena seconda guerra mondiale. Là, durante 
        il primo bombardamento che mi sorprese insieme ad altri commilitoni, avvenne 
        la mia conversione. Le bombe caddero come una fitta terrificante grandinata 
        dalla prima all’ultima delle molteplici incursioni, gli aerei, intorno, 
        molto vicini, sfiorando la caserma. Io ebbi una paura pazzesca della morte. 
        Appena cessato l’allarme ci rendemmo tutti conto di un fatto stranissimo: 
        tutto intorno, vicino e lontano era disseminato di profondi crateri causati 
        dalle bombe, molti tutt’in giro, a poche decine di metri dalle mura 
        di cinta della caserma: dentro, nemmeno una scheggia. Per me, però, 
        la cosa che mi scosse più interiormente fu un altro fatto che cambiò 
        la mia vita. Rientrando da fuori per esplorare le numerosissime buche 
        causate dalle bombe, nel corpo di guardia dove c’eravamo rifugiati, 
        di fronte al portone d’ingresso in una nicchia una grande statua 
        della madonna, sotto la quale mi ero appoggiato per caso. La statua dal 
        primo giorno che entrai in quella caserma era stata sempre lì ma 
        per me, fino a quel giorno miscredente, essa era solo una statua di marmo, 
        pregevole per il suo valore artistico e cara rispetto al valore venale 
        e nient’altro. Da quel giorno, però, quella statua trasformò 
        il mio io profondo, l’anima mia: rappresentò l’immagine 
        della madre di Cristo, Dio fattosi uomo per redimerci dai peccati. Diventò 
        una Madonna capace di fare miracoli, il più grande fu il mio: trasformò 
        un ateo incallito, sia pure non delinquente, ma pervaso di condizioni 
        umani naturali e spesso controproducenti, quali quelli di considerare 
        stupidi e fargli schifo i credenti. Comunque il vero miracolo consisté 
        nella mia conversione alla fede cristiana, nel mio voto di povertà 
        e relativo rifiuto a concrete proposte di farmi diventare ricco. La condizione 
        di povertà promessa alla Madonna fu per ringraziarla della mia 
        conversione. Pregai Dio di non farci mancare il pane quotidiano, intendendo 
        per esso lo stretto necessario. Io e mia moglie rispettammo quel voto 
        con scrupolo rigoroso, devozione e con sacrifici più gravi di quelli 
        calcolati. Avanzarono gli anni e gli acciacchi. Ora sono invalido causa 
        di un’emorragia cerebrale. Sono però sereno. Considero questi 
        castighi tiratine d’orecchie del Signore per indurci a pagare i 
        nostri debiti arretrati ed attuali. Li pago spesso, poco per volta, sottraendoli 
        da quel pane quotidiano anche quando esso è rappresentato da farmaci 
        che leniscono sofferenze strazianti.  | 
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