La Notizia///////////////////
///////////////////di Giuseppe Cabizzosu

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Archiviata la quarta edizione del premio regionale di poesia sarda “Istillas de lentore”

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Domenica, 5 dicembre, si è conclusa la quarta edizione del premio regionale di poesia sarda “Istillas de lentore”. Una sala gremita di appassionati della musa in limba ha salutato e consegnato agli annali il premio letterario sorto ad Ulassai nel 2006 e giunto quest'anno alla sua quarta edizione.
Sotto la consueta impeccabile regia dell'associazione culturale “Sa perda e su entu”, istitutrice della kermesse culturale, si è dato vita all'annuale festa per celebrare i fasti della poesia sarda, sempre meno provinciale e sempre più proiettata in un mondo che impone il coraggio e la forza di superare ogni forma di sudditanza culturale con le lingue cosiddette nazionali e capace di camminare a fronte alta, forte e consapevole di una cultura e tradizione millenaria che non si vuole assolutamente dimenticare.
La giuria, a conclusione dei lavori che la hanno vista impegnata nella analisi e valutazione di un numero notevole di poesie provenienti da ogni angolo della Sardegna, ha stabilito che la palma del vincitore, nella sezione regionale, andasse a GianGavino Vasco, di Bortigali, con “Fozas de atunzu”, mentre il secondo premio a “Sa murra est muda” di Salvatore Ladu di Mamoiada. Ha chiuso la terna dei vincitori Giovanni Pira, di Orgosolo, con la poesia “Eo l'apo connota”. Alla sezione regionale si è, come di consueto, affiancata la sezione provinciale, dedicata ai soli poeti dell'Ogliastra. Qui è stata l'arzanese Luisella Monni, con “Ajò a sa funtana”, che si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento di “Poeta d'Ogliastra”. Ulassai poi, che ha ospitato la manifestazione, si è aggiudicato il secondo ed il terzo posto con i poeti Giovanni Loddo, autore de “Su mendicante” e Antonio Puddu con “Provvidos temporales”. Ai vincitori sono stati consegnati, oltre gli attestati, tappeti, arazzi e cuscini prodotti dalla insuperabile perizia artigiana delle tessitrici locali che, da anni ormai, uniscono le intuizioni dell'arte contemporanea di Maria Lai alla tradizione tessile sarda. Numerose Menzioni speciali sono poi state assegnate a valenti poeti provenienti da tutta l'isola. A tutti è stata consegnata, inoltre, la raccolta delle poesie partecipanti alla edizione 2009 del premio, curata da Giuseppe Cabizzosu ed edita dalla associazione culturale “Sa perda e su entu”, che costituisce il secondo volume dedicato alla vita del premio “Istillas de lentore”.
I poeti, sostenuti dalla coinvolgente voce di Mario Medas ed accompagnati dalle note di Matteo Muntoni, hanno deliziato la sala con la lettura delle loro opere facendo della manifestazione, come nelle intenzioni degli organizzatori, una autentica festa della poesia sarda.
La manifestazione si è conclusa con la proiezione del cortometraggio, realizzato dall'associazione culturale “Sa cambarada” di Tertenia, dedicato ad una interessante ricostruzione storica dell'incursione dei mori tunisini a Sarrala, avvenuto nel lontano 1812, strenuamente difesa, fino alla vittoria finale, dai custodi della torre e dall'intera popolazione terteniese unitasi nella lotta per la difesa dei propri territori. La voce di Cesare Murgia ha accompagnato lo scorrere delle immagini sottolineando i passaggi più salienti dell'impresa.
Un buffet finale ha chiuso una serata interamente dedicata alla poesia sarda. Nella speranza comune che non solo la poesia, ma la lingua, la tradizione, la cultura della nostra amata isola venga, veramente proiettata da protagonista in un futuro in cui cresca sempre più la consapevolezza che solo dalle nostre origini è possibile partire per avere un futuro migliore. E la storia ha dimostrato quanto fallimentari siano percorsi e scorciatoie, imposte dall'alto, che pretendano, invece, di trasformarci, nostro malgrado, in cose che non siamo e non saremo mai.
Questo il monito che è salito, prepotente, dalle file degli astanti: la lingua, come elemento più visibile della cultura sarda, ha in se l'energia per superare i difficili ostacoli che una società sempre più globalizzata e totalizzante ci impone. E attività come i premi letterari, pur nella loro pochezza di gioco letterario, rappresentano però uno dei molteplici strumenti che la società sarda può e deve utilizzare nel difficile cammino di riappropriazione della propria storia e del proprio domani.
Forse proprio questa consapevolezza, fiduciosa in un destino che sia capace di proiettare la Sardegna, la sua lingua, la sua cultura, al di là degli steccati omologanti di un mondo che, sempre più, misconosce ed appiattisce le unicità locali, rappresenta e vuole essere il messaggio più importante che la manifestazione vuole mandare a tutti coloro che abbiano e credano ancora nella forza e nell'orgoglio di appartenere ad una cultura straordinaria. Non isolata e autoreferente celebrazione nostalgica del passato ma difesa orgogliosa delle proprie radici per guardare, a fronte alta, alle sfide del futuro e concorrere, senza complessi e costrizioni, alla maturazione di un popolo proiettato nella modernità ma non immemore del passato. (13-12-2010)


Giuseppe Cabizzosu
presidente Ass. Cult. “Sa perda e su entu” - Ulassai
0782/79149
www.saperdaeuentu.it
www.poesias.it
saperdaesuentu@tiscali.it

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A Cabizzosu e a "Istillas de lentore"

 

Condivido pienamente le parole di Cabizzosu, quando con un certo ottimismo, derivante sicuramente anche dalla riuscita della bella festa poetica, vede la poesia come "proiettata in un mondo che impone il coraggio e la forza di superare ogni forma di sudditanza culturale con le lingue cosiddette nazionali e capace di camminare a fronte alta, forte e consapevole di una cultura e tradizione millenaria che non si vuole assolutamente dimenticare". Lo ritengo più che altro un validissimo auspicio, in quanto i rischi che la nostra lingua venga davvero dimenticata, sono tanti.
La nostra speranza, per essere chiari e concreti, è che i bambini tornino ad essere, come noi fummo, gli eredi diretti di questo tesoro, e che non debbano un domani studiare qualche suerficiale infarinatura di lingua sarda, come si faceva qualche decennio fa col latino, una lingua morta.
Se subito il sardo venisse insegnato come materia obbligatoria in tutte le scuole della Sardegna, forse faremmo in tempo a trasmettere ai nostri figli e nipoti la nostra lingua così come emerge nei concorsi di poesia, una lingua estremamente varia e colorata di mille sfumature, che tutte rispecchiano tuttavia quella unità indiscutibile che abbraccia tutte le parlate, dal Campidano alla stessa Gallura.
Purchè a scuola si insegni il vero sardo, naturalmente, quella lingua parlata da sempre, semplice ma ricca di contenuti, di significati, di immagini, di sfumature. Sopratutto un sardo non artificioso, ma fedele alla tradizione, privo di qualunque ingerenza della lingua italiana, che con tutto il rispetto che merita è, per la nostra lingua, gramigna infestante, penetrata da sempre in piccole dosi, che oggi però rischia di soffocare definitivamente la nostra lingua.
Un appello a tutti i poeti: vigilare e impegnarsi al massimo, nei limiti del possibile, nella difesa del sardo dall'italiano: mescolando le due lingue, il sardo può soltanto soccombere, non arricchirsi.
(14-12-2010) Michele Podda