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         LA XILOGRAFIA E I GRANDI 
        INTERPRETI SARDI ////////////////////////////  
  La 
        xilografia (dal greco: “legno/scrivo”) è un’arte 
        antica e i legni incisi per decorare stoffe erano diffusi già nell’antico 
        Egitto ed adottati nelle produzioni dei Copti nel V secolo d.C. Le prime 
        stampe xilografiche su carta sono realizzate in Cina intorno al secolo 
        VIII, mentre in Europa si sviluppa la tecnica dell’incisione con 
        la diffusione della carta: nel XIV secolo si producono figure di santi 
        e immagini votive, carte da gioco e successivamente le illustrazioni per 
        i primi volumi a stampa. Nel XV secolo si consolida in Italia e Germania 
        la produzione di libri illustrati con le xilografie. Per l’incisione 
        su legno della xilografia vengono usati alberi da frutto (melo, pero, 
        ciliegio) o di piante di maggior durezza come il corniolo, il sicomoro, 
        il bosso ed il sorbo. La matrice della tavola da incidere a rilievo, con 
        l’uso di strumenti adatti quali sgorbie, bulini, lame e scalpelli 
        vari, può essere tagliata longitudinalmente (legno di filo) o trasversalmente 
        (legno di testa) al tronco: la xilografia inchiostrata permette la realizzazione 
        a stampa del soggetto immagine-testo su carta, seta e diversi tessuti. L’immediata comunicatività della xilografia, con un significativo 
        e rappresentativo linguaggio incisorio delle tradizioni e cultura dell’Isola, 
        ha avuto dei grandi e brillanti interpreti tra gli artisti sardi del ’900. 
        I nomi più validi e ricorrenti sono quelli di Mario Mossa De Murtas 
        (1881 – 1966), grande xilografo nato a Sassari, emigrato in Brasile 
        realizzò una luminosa carriera; Giuseppe Biasi (1885 – 1945), 
        uno dei massimi artefici dell’arte incisoria in Sardegna; Mario 
        Delitala (1887 – 1990), eccelso animatore ed interprete dell’arte 
        sarda del Novecento; Carmelo Floris (1891 – 1960),
  un 
        gigante nell’arte dell’incisione sul legno e sui metalli; 
        Battista Ardau Cannas (1893 – 1984), artista dalla grande produzione 
        incisoria, legittimata da numerosi riconoscimenti alle Biennali di Venezia 
        ed esposizioni internazionali (Varsavia 1936, Londra 1950); Remo Branca 
        (1897 – 1988), xilografo di fama nazionale ed internazionale e “uomo 
        di ferrata e solida cultura umanistica”; Stanis Dessy (1900 – 
        1992), artista di chiara fama ed esimio insegnate d’arte; Antonio 
        Mura (1902 – 1972), raffinato incisore della scuola sarda e fedele 
        cultore della disciplina. E proprio a Remo Branca -autore tra l’altro 
        di fondamentali testi come “La xilografia in Sardegna”, “Breviario 
        di xilografia” e “Incisori sardi”- si deve una vera 
        e propria scuola d’incisori iglesienti, che s’imposero per 
        la grande capacità di rappresentare le tematiche di carattere sociale, 
        la vita campestre e la durezza del lavoro dei minatori. Conquistarono 
        ed hanno un ragguardevole ruolo nella storia dell’arte incisoria 
        sarda gli stimati Mansueto Giuliani, Gianni Desogus (in arte Xiandès), 
        i fratelli Enea e Giovanni Marras, Carlo Murroni e Foiso Fois; tutti discepoli 
        del Branca che si era stabilito ad Iglesias, dal 1925 al 1936, per motivi 
        politici e “sfuggire ai rigori del regime fascista a Sassari”, 
        a cui aveva espresso la sua chiara opposizione come giornalista e direttore 
        del giornale “Libertà”. Un mio personale ricordo corre 
        anche alla figura dell’artista Vincenzo Becciu (s’amigu de 
        sos poetas) di Ozieri, che negli anni Settanta e Ottanta “alimentò” 
        di trofei xilografici, di gran pregio e valore, i maggiori concorsi letterari 
        in limba. (04-03-2012)
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