Domus de Janas

Tombe ipogeiche risalenti al Neolitico


In Sardegna, oltre ai nuraghi, autorevoli costruzioni rocciose risalenti a circa 4.000 anni fa, ritroviamo le "Domus de Janas" (tradotto nella lingua sarda: Case delle Fate o delle Streghe) tombe ipogeiche scavate nella roccia. Le Domus de Janas, sono diffuse in tutta la Sardegna, il loro uso fa risalire al Neolitico recente fino all'età del rame, in un arco di tempo che va dagli ultimi secoli del IV° millennio fino agli inizi del II° millennio avanti Cristo.
Costruite da una, o molto frequentemente da più stanze circolari e quadrangolari, comunicanti fra loro con una sala centrale, a cui vi si entrava tramite un androne, hanno ambienti talvolta piccoli, ma spesso vasti e monumentali, in certe circostanze resi preziosi da motivi iconografici, naturalistici o stilizzati, legati ai soggetti religiosi e al culto dei defunti dei diversi popoli di appartenenza. Tante di queste grotte, presentano particolari architettonici, quali porte e travature che, riproducendo le dimore dei vivi, dimostrano inequivocabilmente la fede in una vita ultraterrena e una rinascita del defunto.
Le tombe spesso erano arricchite da armadietti, tavoli, sedili, focolari e nicchie ricavate nello spessore delle pareti, pilastri e colonne, porte rettangolari e false finestre scolpite sempre nella roccia, un basso portello in pietra permetteva di accedere alle tombe. Sulle pareti delle Domus de Janas, compaiono spesso teste di toro in rilievo o splendide corna dipinte in ocra rossa, motivi a spirale e curvilinei, forme femminili stilizzate, rappresentazioni della Dea Madre, adorata da molte civiltà mediterranee. Nelle tombe sono state rinvenute anche statuette in marmo, alabastro o calcare raffiguranti la divinità femminile, simbolo della fertilità, ceramiche, punte di freccia e utensili in ossidiana e selce, collane di denti di cinghiale e di volpe, pendenti in quarzo, bracciali e anelli di rame. Le Domus de Janas, non erano semplici tombe, ma veri luoghi di culto. Alla base vi era la speranza, da parte dei vivi, in una rinascita dopo la morte grazie al potere fecondatore della divinità maschile il Dio Toro e femminile la Dea Madre.
In una stessa Domus de Janas, potevano essere sepolti anche trenta individui, poiché ciascun cadavere veniva collocato in posizione fetale, in altre parole rannicchiata.
Nell'isola si sono ritrovate alcune migliaia di Donus de Janas, la concentrazione maggiore si ha nelle vicinanze di Alghero ad Anghelu Ruju, dove una quarantina di grotte sono scavate nell'arenaria calcarea. Autorevole è il ritrovamento a Mamoiada in provincia di Nuoro, dove sono state scoperte 31 Domus de Janas, individuate in 11 aree diverse, con una media territoriale di 0,63 per km2, ben superiore alla media di 0,51 per le aree più densamente popolate di grotte artificiali. Imponente è anche la necropoli di Montessu a Villaperuccio nella zona di Cagliari. Sicuramente di notevole interesse sono state considerate anche quelle di: Mandra Antine a Thiesi, Corongiu a Pimmentel, Museddu a Cheremule, Su Calavriche a Locoe presso Nuoro, Sas Concheddas a Oniferi, S'Iscritzola in agro di Lodine e Gavoi nel Nuorese e Matziscula, Predu fumu, Mandra 'e caddos, Bau 'e nughes, Badde urgu, Zaga 'e muru a Santu Lussurgiu in provincia di Oristano.
Possiamo sicuramente affermare, che le Domus de Janas, insieme ai Nuraghi, monumenti unici nel loro genere, ancora oggi, dopo migliaia di anni, riescono ad affascinare studiosi e appassionati sempre alla ricerca delle nostre origini, scoprendo frequentemente, dei tasselli veramente interessanti e incomparabili, lasciando comunque, molto alla fantasia del visitatore o alle continue scoperte e approfondimenti degli studiosi.