Artigianato in Sardegna

I tessuti tipici


La Tessitura


La tessitura ha fatto parte nei secoli del bagaglio di attività e conoscenze di ogni famiglia sarda: è presumibile che gran parte delle case avesse il proprio telaio per la produzione di una serie di oggetti utili alla vita di ogni giorno e allo scambio in natura.
In Sardegna la tessitura si conserva, nelle sue forme più tradizionali e cariche di significato, in circa una quarantina di paesi. Ogni paese ha la propria tradizione con delle modalità di tessitura e di decorazione particolari.
Il tessuto è come una tela di un quadro su cui l'artigiana sprigiona la sua creatività e la sua fantasia. L'avvento di forme moderne di lavoro e la standardizzazione dei modi di produzione ha finito per conferire pregio a questi preziosi manufatti, testimonianza della tradizione locale. Oggi vi sono piccole comunità dell'interno che devono la loro notorietà al successo che hanno riscosso, in Italia e all'estero, i tipici tappeti e gli arazzi creati dalle abili mani delle tessitrici locali.

 


Manufatti Tipici


I manufatti tessili tipici sono principalmente: il tappeto, l'arazzo, la striscia e la bisaccia. La funzione principale del manufatto tessile era originariamente quella di copricassa, decorazione dell'austera cassapanca depositaria della dote della sposa e del piccolo tesoro domestico. Questa antica funzione ne spiega la struttura, costituita generalmente da una sezione con figure o disegni geometrici e due falde laterali che servivano da ornamento. Partendo dal copricassa, si passa poi per fasi successive all'utilizzo dei manufatti come coperte, arazzi e tappeti. Altri manufatti tessili erano la bisaccia (portata da tutti gli uomini sulla spalla o a cavallo) e i ricchi collari per la bardatura a festa dei cavalli e dei buoi.

La produzione tessile attuale si è arricchita di diversi altri pezzi per l'arredamento: tende, stoffe, cuscini e tovagliati, nella cui decorazione si può intravedere una lenta e moderna evoluzione, pur in presenza di una costante ispirazione a elementi figurativi del repertorio classico tradizionale. Si tende cioè a conservare la tradizione nell'ambito dell'innovazione.

 


Elementi Decorativi


La straordinaria varietà degli elementi decorativi è stata in parte originata da motivi della vita rurale quotidiana e in parte da una serie di apporti culturali di civiltà diverse, giunti in Sardegna a seguito delle numerose dominazioni ed alla circolazione delle conoscenze all'interno del bacino mediterraneo.
Il repertorio decorativo presenta motivi che si intrecciano in tutte le subregioni dell'isola. E' stato calcolato che i motivi e i simboli ricorrenti dell'arte popolare sarda della tessitura siano più di 100: quasi 100 motivi simbolo e più di 20 mustras diverse (elementi decorativi centrali), ognuna col suo nome, con la sua storia, con la sua capacità evocativa e con il suo cifrato messaggio magico. Ornato e mustras rendono il manufatto tessile un prodotto originale, un pezzo unico.

I vari tipi di decorazione che coesistono nelle diverse aree possono suddividersi in quattro grandi gruppi:
il primo comprende i motivi geometrici;
il secondo presenta motivi vegetali: prevalgono fiori fantasiosamente stilizzati che formano figure concluse con l'esagono e l'ottagono ma mai schematicamente rigide. I motivi floreali stessi concorrono a formare le figure che racchiudono il fiore prescelto da inserire al centro della composizione. Quando vengono rappresentati vasi fioriti, questi contengono in genere sette rami con fiori e boccioli. Il tema della vite è forse quello trattato più realisticamente, nonostante la difficoltà di esprimere la flessibilità dei tralci. Un motivo frequente è quello del ramo di corallo, raro e prezioso monile. Altri motivi sono la prugna, il melograno, la ghianda, l'uva, l'olivo, il pino, etc.;
il terzo gruppo comprende immagini del mondo animale (con agnelli, cervi, cavalli, galli, pavoni, etc., tipici della tradizione bizantina o colombe della tradizione cristiana) e umano (gli sposi a cavallo, il cavaliere con la spada e la donzella con i cosiddetti vescovi, geni e putti alati);
il quarto gruppo di carattere compositivo comprende invece simboli araldici ed emblematici come l'aquila bicipite, torri, castelli, chiese, ostensori, candelieri, fontane, leoni, grifoni, figure mitologiche di notevole fantasia e astri (sole, luna, stelle). Non mancano i simboli magici.

 


Materie e Tecniche


Sono abbastanza limitate. I tipi di telaio sono tre: orizzontale (il più diffuso); obliquo; verticale (presente in pochissimi centri).

I materiali sono: la lana; il cotone; il lino; la seta (saltuariamente utilizzata).

Le tecniche d'esecuzione sono:
Tessitura liscia o "a stuoia" (la più antica ed essenziale): si lavora su telaio verticale sul quale si ottiene un tessuto uniforme e privo di rilievi. Il motivo decorativo è scandito dall'alternarsi dei colori del filato utilizzato e il prodotto finito risulta molto compatto e resistente;

Tecnica a grani o "a pibiones" (diffusa nella vasta area centro-orientale): si realizza attorcigliando il filato sul ferro, disposto orizzontalmente sul telaio, che poi viene sfilato in modo da ottenere un effetto a rilievo (grani). I grani sono fermati dalle passate di trama ed assestati con una o più battute di cassa;
Tecnica a punto o "a punt'e agu": si utilizza per realizzare con il telaio orizzontale una decorazione sul tessuto, una sorta di ricamo molto compatto che viene tessuto contemporaneamente alla tela del fondo e poi battuto con la cassa per assestarlo alla trama;
Tecnica ad effetto trama "a un'in dente": l'ordito di fondo viene ricoperto completamente dalle passate di trama, abbracciando uno o più fili dell'ordito a seconda dell'effetto decorativo che s'intende realizzare;
Tecnica "a fiocco o a nodo": ottenuta sul telaio obliquo alternando lungo l'ordito una serie orizzontale di nodi che, assicurati ad uno o più fili, vengono annodati.

 

I Colori


Il colore era un tempo ottenuto attingendo dalle risorse cromatiche del mondo vegetale, animale e delle terre paesane. Oggi si può godere dei vantaggi della moderna tecnologia delle tinture per ampliare la gamma dei colori e per garantire la durata del colore nel tempo. Generalmente però la gamma cromatica tende a mantenersi all'interno della scala degli antichi colori fatti a mano dalla stessa tessitrice.

Lavorazione del legno

La semplicità di una società agro-pastorale come quella sarda si rifletteva un tempo anche nell'arredamento della casa, limitato a pochi ma essenziali mobili: il letto, la culla, le sedie e gli sgabelli, il tavolo e la piattaia, dove trovavano posto le varie stoviglie di uso quotidiano. Erano tutti arredi molto modesti, come conveniva alla povertà dell'ambiente tradizionale. L'unica eccezione era la cassapanca, finemente intagliata, che da sempre ha occupato un posto essenziale nella casa, racchiudendo il corredo della sposa e tutta la ricchezza della famiglia.

 

Manufatti Tipici

Alla produzione degli arredi si affiancava quella di oggetti di utilizzo comune come cucchiai, taglieri, stampi per il pane, giocattoli, vasi, ciotole, pipe in radica sarda e tutta una vasta gamma di oggettistica in legno, spesso di fattura elegante e raffinata, che oggi si ritrova nelle case moderne per lo più in qualità di soprammobile.
I centri della Barbagia (Aritzo, Bolotana, Desulo, Tonara, Nuoro, Ottana, Isili, Orani) sono quelli che maggiormente continuano a ripetere quasi intatti i motivi tradizionali e simbolici; tuttavia, arredi e legni intagliati si producono per antica tradizione locale anche a Santulussurgiu, Buddusò, Sassari, Cagliari e Quartu Sant'Elena e qualche artigiano che prosegue antiche abilità di mestiere si può trovare in quasi tutti i paesi della Sardegna.

Altre tipiche espressioni artistiche sono le pesanti maschere tradizionali carnevalesche portate dai Mamuthones di Mamoiada e dai Merdules di Ottana, legate a un rito antichissimo praticato per scacciare gli spiriti maligni.

 

Materie e Tecniche

I tipi di legno principalmente usati sono il castagno, abbondante nei boschi della Barbagia, il noce e il ginepro. La tecnica è quella dell'intaglio.

 

Elementi Decorativi

Le decorazioni sono in genere semplici e lineari, con motivi astratti di tipo geometrico oppure ispirati alla natura (floreali e faunistici).

 

I Colori

Il legno era di solito lasciato al naturale ma talvolta le parti decorate venivano dipinte con colori ottenuti da sostanze vegetali.

La Cassapanca

La cassapanca, sempre apribile dall'alto e sollevata dal suolo mediante supporti, serviva per riporvi un po' di tutto: biancheria, indumenti, coperte, oggetti preziosi, e racchiudeva tutta la ricchezza della famiglia.

Ne esistono di due tipi: quella di Aritzo, o barbaricina, e quella allungata e piuttosto bassa di Santulussurgiu, con forti modanature di base e appoggi a foggia di zampe di leone, con evidente influenza di stili continentali.
gata e piuttosto bassa di Santulussurgiu, con forti modanature di base e appoggi a foggia di zampe di leone, con evidente influenza di stili continentali.

Tra le cassapanche tradizionali ve ne sono alcune molto ricche e sofisticate, sia per quanto riguarda la stilizzazione dei motivi (specie quelli geometrici e floreali che si ritrovano a livelli di apprezzata eccellenza) sia nell'intaglio e sia nella colorazione.

 

Le Sedie

Nel Campidano le sedie, basse ed in legno chiaro, erano decorate con fiori di melograno (rosso e verde) e con il fondo impagliato, come quelle ancora oggi prodotte ad Assemini, eleganti e funzionali.

Nei centri di montagna, sedie e seggioloni avevano gli stessi motivi decorativi della cassapanca ed erano in uso anche bassi sgabelli realizzati in tronchi di ferula.
Di derivazione catalana sono invece le sedie con lo schienale intagliato e scolpito laccato in oro associato al rosso, al verde o al blu.

Le ceramiche


In Sardegna lo sviluppo della produzione artistica, iniziato intorno al 1920 con l'intervento di pittori e scultori e con la fondazione delle prime scuole d'arte (Scuola d'arte decorativa di Oristano diretta da Francesco Ciusa nel 1920 - Bottega d'arte ceramica di Cagliari, fondata da Federico Melis nel 1927) continua ancora oggi.
Per lunghi secoli, nonostante le influenze delle dominazioni che si susseguirono nell'isola, ci si limitò esclusivamente alla fabbricazione di oggetti per uso pratico e funzionale, come la brocca per l'acqua da bere, i grandi tegami di cottura, contenitori da impasto, vasi per alimenti e orci per conservare il cibo, mentre la realizzazione di brocche e vasi decorati venne riservata per particolari ricorrenze.

In epoca medievale le corporazioni dei fabbricanti di brocche (gremi) imposero l'obbligo di non variare le forme originali e limitarono la produzione a pochi oggetti (1692, Statuto degli Alfareros).

Se da un lato ciò consentì il mantenimento praticamente inalterato di forme legate al passato ed alla tradizione, d'altro canto limitò notevolmente la capacità creativa degli artigiani e l'inserimento dei loro prodotti in ambito commerciale.
Attualmente i maggiori centri di produzione della ceramica sono concentrati ad Assemini e nell'entroterra cagliaritano. Tra le cittadine che vantano la più antica tradizione in questo campo si possono citare Oristano, Pabillonis, Dorgali, Sassari e Siniscola.

 

Manufatti Tipici

Alla produzione di tutta una vasta gamma di contenitori tradizionali che tuttora ben si prestano ad essere utilizzati per la loro funzionalità e praticità, si affianca la creazione di moderni oggetti d'arredamento realizzata da ceramisti che sperimentano tecniche e decorazioni innovative prendendo spunto da temi regionali come la civiltà nuragica e preromana, il pane decorato, la fauna locale, etc...

 

Materie e Tecniche

Da sempre la materia prima (argille e caolini) si trova in notevole varietà e quantità in Sardegna, anche se in tempi recenti viene anche importata. L'argilla è lavorata a mano o al tornio e lasciata poi essiccare all'aria. Anticamente veniva cotta nei forni a legna, oggi quasi ovunque sostituiti con i più moderni e funzionali forni elettrici.

 

Elementi Decorativi

La decorazione era eseguita in parte a rilievo e in parte a stecca.

I Colori

Sono ottenuti con terre coloranti naturali o con l'applicazione di grani di galena o con l'emulsione di vapori di essenze aromatiche della macchia mediterranea, risultato di una grande esperienza pratica e di capacità di adattamento con mezzi ridotti.

L' intreccio e i cestini

Attualmente il settore è rappresentato quasi esclusivamente dalla cestineria, anche se esistono ancora alcuni artigiani che realizzano stuoie e steccati.

Questa attività era svolta prevalentemente a livello familiare per realizzare tutta una gamma di contenitori, ciascuno differente per forma e dimensione a seconda dell'uso a cui era destinato.

 

Manufatti Tipici

I cestini tipici si possono dividere in due gruppi: i primi, rustici e da lavoro, erano realizzati dagli uomini (soprattutto contadini e pastori) e venivano utilizzati per le attività di raccolta e pesca; gli altri, fabbricati prevalentemente dalle donne, erano utilizzati in ambito domestico.

Questi ultimi venivano arricchiti con decorazioni legate al desiderio della donna sarda di realizzare un oggetto utile e capace, nel contempo, di dare vita e colore alla propria casa.

Oggigiorno, perduto il loro carattere funzionale, questi manufatti vengono ormai utilizzati con finalità quasi esclusivamente decorativa e, adeguati alle esigenze dell'arredamento moderno, sono oggi molto richiesti sul mercato.

 

Materie e Tecniche

Le materie prime adoperate cambiano a seconda della zona, poiché vengono raccolte nelle campagne o negli stagni circostanti: si tratta di fibre di giunco, palma nana, asfodelo, canne, salice, mirto, lentischio, paglia e fieno. A Castelsardo vengono usate la rafia, il giunco e la palma nana; a Tinnura, Flussio, Montresta e Ollolai, l'asfodelo; a San Vero Milis e ad Ottana, il giunco e le erbe palustri in genere; a Sinnai la paglia e il giunco. E' invece diffuso in tutte le zone della Sardegna il cesto in vimini ricavato dal salice, dall'olivastro, dal lentischio e dalla canna. Questi cesti, solitamente dotati di manico, hanno un utilizzo vastissimo.
Le tecniche utilizzate sono varie (a spirale, a graticcio, etc.).

 

Elementi Decorativi

Predominano i motivi geometrici (scacchiera, cerchi concentrici, raggiera di triangoli), ma non mancano quelli floreali e faunistici (uccello, pavone, cavallo).
La decorazione, sviluppata in contemporanea alla costruzione del cestino oppure aggiunta in un secondo momento, si ottiene con strisce di tonalità diversa dal fondo: nera o colorata a Castelsardo e San Vero Milis; con cotone rosso e nero a Sinnai.

I Colori

Originariamente i colori erano limitati alle varianti cromatiche naturali della materia prima, eccetto che nelle produzioni del Campidano; queste mostrano toni differenti dovuti all'aggiunta di un disco di stoffa o di broccato dai colori sgargianti, che viene applicato sul fondo del cestino. Fin dagli anni '50 però venne introdotta una più vasta gamma di colori, per meglio rispondere alle esigenze del gusto moderno.



L' oreficeria sarda: i gioielli

 

Il gioiello sardo è un prodotto tipico in cui si può individuare uno stile etnico, segno della cultura profonda dell'intero popolo della Sardegna. I gioielli sardi sono strettamente legati al costume tradizionale regionale, poiché nelle loro molteplici espressioni integrano il costume, completandolo nei suoi elementi decorativi.

Nel passato i gioielli avevano molti significati e le donne sarde li conservavano e tramandavano di generazione in generazione come oggetti sacri e preziosi. Per ritrovare il significato più segreto dei gioielli sardi (prendas) bisogna risalire alle origini del mito che racconta di fate che, nelle loro case incantate (domus de janas), tessevano fili d'oro e d'argento che diventavano stoffe ricamate con pietre preziose.

Tra tutta la produzione sarda, l'oreficeria è forse quella che ha subito di più le influenze delle altre popolazioni mediterranee.
Nei tempi antichi il gioiello aveva infatti la funzione di medium tra l'uomo e gli dei, per invocarne la grazia o per esorcizzare le forze del male; una pietra nera (ossidiana) all'interno di un cerchietto d'argento (Sabeggia) serviva a sottrarre il nuovo nato alle insidie del malocchio; un corredo di oggetti preziosi affiancato al defunto garantiva la custodia del corpo e la rinascita alla vita; uno scambio di doni sanciva infine la promessa di matrimonio, in cui il gioiello era simbolo dell'alleanza e del vincolo.

La produzione orafa degli ultimi secoli non ha un'unità stilistica e varia da provincia a provincia; essa si è servita di elementi eclettici per comporre oggetti particolari. Le influenze provenienti dall’esterno (soprattutto di origine toscana e catalana), le contaminazioni e i sincretismi sono facilmente riscontrabili e giustificabili, dato che la richiesta dei prodotti di oreficeria nasceva soprattutto dai ceti egemoni e dai ceti religiosi, questi ultimi per oggetti di culto. Ciononostante, sono riconoscibili, per lo più nei manufatti destinati ai ceti popolari, i tratti di una vecchia tradizione formale locale, tipica, in certa misura, del sud dell'isola.

I centri di lavorazione tradizionalmente più importanti furono Cagliari, Iglesias e Sassari, da dove poi la produzione si diffuse in centri minori.

 

Manufatti Tipici

I manufatti tipici della produzione orafa artigianale e tradizionale sono molteplici. Bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, orecchini, amuleti ed oggetti sacri si ritrovano tutti nei costumi traSassari, da dove poi la produzione si diffuse in centri minori.

 

Manufatti Tipici

I manufatti tipici della produzione orafa artigianale e tradizionale sono molteplici. Bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, orecchini, amuleti ed oggetti sacri si ritrovano tutti nei costumi tradizionali folcloristici che si possono ammirare ogni anno nell'ambito della maggiore sagra popolare della Sardegna, la sagra di Sant'Efisio a Cagliari, e delle altre celebrazioni popolari e religiose, meno importanti, ma non meno caratteristiche.


Lavorazione dei metalli non prezionsi


La lavorazione dei metalli non preziosi, presente in Sardegna sin dai tempi della civiltà nuragica, si spiega grazie alle straordinarie ricchezze metallifere presenti nel sottosuolo.
Tradizionalmente il ferraio, oltre ad effettuare la ferratura degli animali da tiro, fabbricava anche altri oggetti quali catenacci, fantasiose copriserrature, maniglie a placca traforata, battenti di porta, schidioni ed altri oggetti per il caminetto.
Oggetti di particolare fama e tipicità sono i campanacci per le bestie, fatti di lamiera di ferro ottonato a caldo.
Il fabbro era spesso anche armaiolo, fabbricava particolari coltelli a serramanico ed armi da caccia decorate con finissimo gusto lavorativo. Eredi di questa antica tradizione, oggi gli artigiani ferrai producono oggetti di buon livello artistico come attrezzature tradizionali, bronzetti, carpenteria metallica artistica, oggetti d'arredamento e di rame, oltre ai ricercatissimi coltelli.


Coltelleria

E' una produzione raffinata che va dalle leppas e resolzas tradizionali (classici coltelli a serramanico di pastori e contadini), ai coltelli da collezione che, prescindendo dal valore materiale, sono simbolo di balentia (qualità positive e affermazione morale).

I coltelli, frutto di un'antica perizia, sono manufatti che richiedono una particolare attenzione sia per la tempera delle lame che per la preparazione dei manici , fatti di corno (di muflone, bufalo o capro). Il corno più ricercato è quello completamento nero, senza venature. Il manico può essere liscio o lavorato accuratamente con riporti in ottone (o rame) decorato e festonato.


Alcuni centri sono rimasti famosi per i loro coltelli che hanno assunto denominazioni e caratteristiche distintive. Si tratta di Guspini (coltello a lama panciuta detto sa guspinesa), Arbus (coltello a serramanico detto s'arburesa), Gonnosfanadiga (coltello a lama panciuta, alla turca con corno scuro a doppio anello bulinato), Santulussurgiu (coltello lussurgese detto sa lussulzesa) , Dorgali, Desulo, Gavoi e naturalmente Pattada (coltello con lama a foglia detto sa pattadese) nota come patria dei coltelli a serramanico e sede di un centro pilota I.S.O.L.A..


Ferro Battuto

L'artigianato sardo del ferro battuto ha una lunga e nobile storia visto che questa attività ha raggiunto splendide espressioni artistiche ed ha avuto modo di manifestare un certo gusto estetico.

Visitando certe chiesette campestri o antiche case nobiliari, nei giardini e negli interni possiamo ammirare cancellate, ringhiere e grate, balaustre ed inferriate con complicati e baroccheggianti ghirigori. L'antica tradizione del ferro battuto è rimasta fiorente soprattutto a Cagliari e Sassari, ma anche in qualche altro piccolo centro del l'isola.
Oggetti in rame

Si tratta di una produzione tradizionale tipica di Isili, piccolo centro del Sarcidano. La produzione calderaia si spiega grazie alla lontananza del paese dalle principali vie di comunicazione ed alla vicinanza alla miniera di rame di Funtana Raminosa, conosciuta sin dall'antichità. I calderai di Isili sono incontestati maestri specialisti nella lavorazione del rame e la loro storia è pervasa da un certo mistero. Si dice che siano discendenti di popoli zingareschi o ebrei, anticamente installatisi nella zona. Tali dicerie sarebbero confermate dall'utilizzo del curioso gergo detto su romaniscu e dai loro tratti somatici che li fanno sembrare più nordici che sardi.

La tipologia delle produzioni comprende grandi caldaie per la lavorazione dei latticini, caldaie più piccole, padelle con un solo lungo manico o due manici ad anello, mestoli, etc.. Il colore del rame battuto, unito alle forme semplici ma originali, conferisce pregio a questi manufatti, ancora molto richiesti soprattutto a scopo ornamentale.

Le poche botteghe rimaste sono tutte a tradizione familiare e vi operano artigiani generalmente imparentati tra loro.


In questi ultimi anni anche 1'artigianato del rame ha attraversato momenti di crisi, ma i calderai hanno saputo reagire con efficienti iniziative, proponendo la loro produzione tradizionale come motivo di riscoperta culturale e come elemento di arredo originale, ampliando la varietà dei pezzi e sviluppando gli oggetti artistici.

La lavorazione segue delle fasi rigidamente prefissate: la fase del fuoco, quella della misurazione e quella della prima piegatura a caldo. Si procede poi alla tracciatura dello spigolo del fondo del recipiente, al taglio dell'orlo con le cesoie e alla battitura col martello cilindrico per la prima sagomatura.

Proseguendo, si abbassa il bordo con le tenaglie e lo si predispone alla cerchiatura con un anello di ferro. Il manufatto viene poi posto nell'acido, lavato e levigato per conferirgli il colore e la lucidità caratteristici. Alla fine si giunge alla decorazione col martelletto a penna, all'inserimento di borchie e alla raschiatura.


Oggetti in bronzo

La lavorazione del bronzo, diffusa sin dai tempi della civiltà nuragica, tendeva nel passato a realizzare manufatti di uso quotidiano, utensili da lavoro, armi e soprattutto sculture artistiche. In tempi recenti, dopo un periodo di crisi, il bronzo è stato ripreso per la realizzazione di statuine di soggetto nuragico (i cosiddetti bronzetti): capi tribù, matriarche, popolani, navicelle votive, animali, etc..

Il recupero di questi modelli, che ha riscosso grande successo tra i turisti, è merito dello scultore Franco D'Aspro che ha saputo cogliere i valori degli antichi bronzetti nuragici riproducendoli fedelmente con perfetta aderenza ai significati originari. Per renderli più suggestivi si è ricorso ad una particolare tecnica di invecchiamento del bronzo.

Attualmente sono in funzione numerose fonderie artigiane che lavorano usando come matrici la cera ed il legno ed utilizzando metodi e tecniche antichi e nuovi.

Si ringrazia per la gentile disponibilità e collaborazione www.sardinian.net