Rane nel pozzo

In questa torrida estate
i ruscelli mostrano
denudate le ossa di pietra
sul greto.

Ardono di sete i campi
di stoppie fumanti.
La pelle della terra
tutta una piaga d'arsura,
rifugio di neri scarabei
impazziti al sole.

Sotto l'ombra di un gelso solitario
un trillare di cicale.

Vicino il tondo balcone
del vecchio pozzo,
affacciato sul fresco mondo
delle affioranti nostalgie.
Riflesso sullo specchio del fondo
il mio volto infantile,
accanto una luna nottambula
e gli occhi amati a me cari.

Quell'acqua è ancora li
ferma da sempre.

Dal secchio appeso
alla sfilacciata corda
traboccano liquidi
pezzi del mio cammino.

L'eco della mia voce
ritorna più giovane e gaia.

Le rane descrivono cerchi
deformando i riflessi.
Nuotano silenti
nel fondo più buio.

Insieme a loro
danzano le anime
che per prime
mi diedero una
mano ad attingere l'acqua.

Pietro Barbera

 

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