Le rondini
di Edward Sgubj

Quando già più non le ricordavo, in questa
fredda mattina d’aprile son tornate
sotto il portico della mia casa;
tagliano l’aria fresca
con volo obliquo, le rondini,
e si posano sui chiodi conficcati nelle travi,
su quei chiodi che le mie mani rudi
avevano infisso per sostenere i nidi.

Anche tu mi sembravi una rondine, ricordo,
e qui era il tuo nido che avevi costruito
unendo fango, paglia e fili d’erba.
Portavi insetti e amore
al figlio implume
che con la gola rossa e aperta ti aspettava.

E come una rondine piccola e leggera
tu mi guardavi attenta e sospettosa.

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