L’Approdo
              di Vincenzo Pisanu 
            Giungemmo che era tardi 
              alla radura,
              l’ora dei sogni s’era già sfumata
              restavano ombre di fiorami scuri
              e macchie di papaveri ricurvi
              impresse sulla luna della sera.
            Credemmo fosse l’ora 
              delle fate
              nell’ingenuo dei cuori in movimento
              e danzammo alle musiche dei venti.
            Ali di velo in volo i sentimenti
              tra ghirlande di petali e di rovi,
              tra gli amori di sempre e sempre nuovi
              ci nutrimmo le ansie assetate
              e ridemmo al canto del tramonto
              che scivolava in alto su nel cielo.
            E le ombre ci avvolsero 
              di luci
              accompagnando le sommesse voci
              e il tutto di quel poco che restava.
            Lasciammo lì le orme, 
              e dileguava
              ogni passo per vie diverse e grevi
              e camminammo per sentieri nuovi
              opposti e vani, affiancati alla rupe.
            Seguirono ore d’ansia, 
              ore cupe
              nelle quali contammo e rivedemmo
              persino i pochi fiori che cogliemmo
              e dividemmo, così come il destino
              che ne serba profumi nel cammino.
            Segnalazione al Premio 
              di Poesia “Quartucciu 2008”