Aspettando
di Gavino Puggioni


Parole stampate su strisce di carta bianca,
serpenti di folla,
adunate di giovani e adulti
da tutte le latitudini
per pregare e socializzare
in questa parte di mondo
ove la guerra non é ma si sente.

Abbraccio di sentimenti,
calvario di pianto,
di dolori rinnovati
quasi obbligati e puntuali,
per queste nostre generazioni
passate e presenti e, ahimè, future!

Aspettando
l'alba di un giorno di pace
per seppellire i corpi innocenti
e i ricordi di gente che non é più.

Aspettando
l'alba di un giorno lontano,
tramonto di mille civiltà
l'una contro l'altra armata,
nel nome e per conto di un solo Dio
che non hanno voluto o saputo amare.

Aspettando
da quando siamo in vita
la civiltà del cuore e del pensiero.

Aspettando
invano che il potente sia meno potente,
che il debole sia meno debole.

Aspettando
che i bambini siano il futuro del nostro mondo
li ammazziamo
e non solo con le bombe,
ma con tutte le altre armi
che la moderna civiltà ci ha regalato.

Aspettando
quei bambini
che sono morti di fame e di sete,
di malattie e sopraffazioni indicibili.

Aspettando
quei che non ritorneranno
alle case distrutte, ai loro genitori ammazzati,
inutilmente.

Quei bambini,
che non sanno di essere bambini,
sanno solo di essere oggetti,
di far parte di un mondo che corre

dove,
non si sa,
ma di certo in un baratro infinito,
di miseria e di abbandono.

Aspettando
che l'odio diventi amore,
che l'ingiustizia diventi giustizia,
che non esistano più
i terzi e i quarti mondi,
che il nord dei ricchi si mescoli al sud dei poveri,
diseredati e senza terra da calpestare,

aspettando,
noi siamo diventati vecchi,
quasi colpevoli, perchè non abbiamo urlato
le disgrazie del nostro tempo.

Noi
abbiamo soltanto aspettato!

 

Il cinque di settembre del 2004. Dalla Piana di Montorso – Loreto -