La campana di Lollove
di Pietrino Monni

 

 

A pochi chilometri dalla città c’era un’antica chiesetta, orgoglio dei pochi abitanti del paese, meta di pellegrinaggio in occasione dei festeggiamenti di una santa, molto cara non solo ai residenti, ma anche ai paesi vicini e alla stessa città. Una volta che la chiesa fu terminata, bisognava completare l’opera addobbando il campanile, in quanto era muto. Il parroco del paese vicino decise allora di dotare il campanile di una bella campana di bronzo e per realizzare questo desiderio, chiese agli abitanti del paesino e ai suoi parrocchiani di donare degli oggetti d’oro e d’argento o delle monete in modo da raccogliere la somma necessaria per acquistare una bella campana. Coloro che facevano la questua ricevettero molti oggetti d’oro: anelli, collane, spilloni, rosari e tantissime monete. I pastori che non avevano soldi donarono volentieri chi una pecora, chi un agnello; un grosso allevatore donò addirittura un vitello e, con il ricavato della vendita degli animali, si riuscì ad arrivare alla somma preventivata per l’acquisto della campana. Una povera vedova consegnò timidamente un anellino di rame, ma era tutto quello che di prezioso c’era nella sua casa. Il parroco prese l’anellino e con modi sgarbati allontanò la vecchia e lanciò l’anellino nel cortile della canonica, dicendo:
- Cosa farà mai un anellino di rame così piccolo e così leggero!?
Mesi dopo arrivò la campana dal continente, ora bisognava portarla su nel campanile e predisporre per l’inaugurazione della chiesa. Finalmente arrivò il giorno tanto atteso. I fedeli erano giunti dal paese vicino e dalla città. Tutti erano felici e contenti e pregustavano già il ricco spuntino a base di carne arrosto, che ci sarebbe stato dopo la celebrazione della messa. Alla cerimonia erano presenti, oltre al parroco, anche i canonici della cattedrale e il vescovo in persona, accompagnato da un codazzo di chierichetti. Fu il parroco stesso ad avere l’onore di dare il primo rintocco della nuova campana. Ma il suono che ne uscì assomigliava più a un miagolio di un gatto terrorizzato che al suono melodioso di una campana e oltretutto riuscirono a sentirlo solo le persone sotto il campanile. Intervenne un fabbro e quelli che avevano a che fare con i metalli, ma nessuno riusciva a spiegare il motivo della campana muta e con quel suono lamentoso. L’inaugurazione della chiesa venne fatta ugualmente, ma la gente aveva perso il buon umore e nel giro di poche ore erano andati via tutti quanti nelle loro case. La notte il parroco non riuscì a dormire, aveva gli incubi. Sognava che la vecchia lo rincorresse con uno spiedo in mano e volesse che le fosse restituito l’anellino di rame. L’indomani si recò di buon’ora in cattedrale e raccontò al vescovo quello che aveva sognato e confessò di aver rifiutato l’offerta della povera vedova. Il giorno stesso il vescovo e tutti i canonici andarono, insieme al parroco del paese, alla ricerca dell’anellino di rame donato dalla povera vecchia. Quando finalmente lo trovarono nel cortile della canonica, il vescovo fece rifondere la campana, aggiungendo anche l’anellino di rame della vedova. Il mese successivo il vescovo inaugurò la nuova campana davanti a tutto il paese e ai fedeli venuti dal paese di Orune. Quale fu la meraviglia e la gioia di tutti, quando il vescovo stesso fece rintoccare la campana, il suo suono riempì l’aria con una melodia mai sentita prima di allora. E che potenza!
L’eco dei rintocchi si sentiva in tutta la vallata di Marreri e arrivava alla stessa città di Nuoro.

 

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