Il giudizio di Musingallone
di Pietrino Monni

 

 


Si racconta che nel paese di Lodè abitasse un giudice molto noto in tutto il circondario per la sua bravura e per la sua saggezza nel dirimere particolari situazioni. Vicino al paese, da tantissimi anni era stato dedicato un santuario a una santa, famoso in tutti i paesi del circondario e durante la novena, tante persone si affollavano attorno alle bancarelle per mangiare o fare degli acquisti.
C’erano i venditori di torrone di Tonara; camioncini dove vendevano castagne e noccioline;
bancarelle dove erano esposti vestiti di ogni tipo; bancarelle dove venivano esposti grossi contenitori di rame, campanacci in bronzo, grandi e piccoli e tanti altri utensili usati in campagna; bancarelle di giocattoli per i bambini ecc. Insomma era una piccola fiera delle varietà, dove chi aveva soldi poteva comprare e portare a casa tanti regali. Poco distante c’erano dei fuochi, dove alcune persone arrostivano maialetti e agnelli, infilati in lunghi spiedoni piantati in terra e poco più in là, alcuni pescatori arrostivano su enormi graticole muggini e anguille. A uno di questi ultimi venditori ambulanti si avvicinò un poveraccio. Non aveva certamente dei soldi per potersi comprare carne o pesce, ma aveva con sé un panino. Allungò il suo panino sopra lo spiedo dove arrostiva un maialetto e lo impregnò con il fumo appetitoso che ne usciva e se lo mangiò avidamente. Il cuciniere era una persona molto burbera e quel giorno lo era ancora di più, in quanto non aveva fatto molti affari, anche perché aveva gonfiato il - Pagami quello che hai preso. –
- Veramente io non ho comprato niente! Ho preso solo il fumo! Disse il poveretto timoroso. –
- E tu allora mi devi pagare il fumo! – rispose il cuciniere incavolato. –
Intanto si erano radunati attorno a loro diversi curiosi, attirati dalle loro urla, anche perché lasituazione era davvero comica, ma stava degenerando. Il cuciniere infatti stava per mettere le mani sul poveraccio, quando intervenne il priore della festa, il quale preoccupato per il disordine che si stava creando, propone di propose la disputa al giudice Musingallone, che era stato eletto anche come sindaco del paese. Tra i curiosi c’era chi dava ragione a uno, poiché anche il fumo doveva appartenere al padrone dell’arrosto e chi all’altro, considerando che il fumo è come l’aria e e quindi deve appartenere a tutti. Arrivati davanti al giudice, accompagnati da un corteo di curiosi, che volevano sapere come sarebbe andata a finire, si arrivò finalmente al giudizio.
- Il mendicante ha usufruito del fumo e questo è innegabile, però non ha toccato l’arrosto e questo
può essere testimoniato anche dai presenti al fatto. –
Poi porgendo una monetina si rivolse al poveraccio e così sentenziò:
- Prendi questa moneta e sbattila per terra, in questo modo il suono prodotto sarà sufficiente a pagare il fumo dell’arrosto. –
Il mendicante se ne andò contento e il cuciniere rimase deluso e più arrabbiato di prima, poiché quando tornò a controllare l’arrosto si accorse che ormai era tutto bruciato. La fama e la saggezza del giudice si diffusero in tutto il circondario e quando c’erano delle dispute tra diverse fazioni, andavano da lui, sicuri che il suo giudizio sarebbe stato giusto.

 

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