Aspettando il Natale
di Maria Antonietta Sechi

 


(italiano e coghinese)

 

Cap. primo

E' una fredda mattina di Dicembre.
La brina della notte ha ghiacciato il paesaggio coprendolo di trine e merletti raffinati.
Il sole pallido e triste, dopo essersi scosso di dosso il freddo della notte, ha preso il suo posto nel cielo da dove emana una luce mite. Il gallo canta un chicchirichì stridente.
Quel canto rompendo il silenzio ovattato dal gelo, sveglia Tea.
La donna socchiude gli occhi in attesa degli altri “chicchirichì”, sperando che il vecchio gallo della suocera si attardi sulla porticina del pollaio per schiarirsi la gola ferita dal freddo. La giovane si sarebbe così concessa ancora qualche secondo per crogiolarsi nel letto, e coccolarsi con il piumone.
Allungata la mano nel grande letto matrimoniale cerca il tepore del corpo caldo del marito, anche se sa che Totoi è già alla “tettoia”, in campagna, con il gregge.
Quanto le sarebbe piaciuto svegliarsi tra le braccia del marito al canto del gallo, al suono della campana dell'antica chiesetta che, annunciando il nuovo giorno, invita alla preghiera, ma “la roba” una cinquantina di pecore, sono la loro ricchezza da curare e custodire.
Totoi si era levato dal letto che era ancora buio. “Amore” le aveva sussurato con gli occhi immersi nei suoi , mentre, le sue forti braccia la circondavano raggomitolandola come uccellino nel nido.
“ riguardati,amore...non affaticarti, quando ti sentirai stanca rientra a casa a riposare...”
“Ma non sono ammalata !...se mi stancherò mi siederò nella stessa casetta “del forno” da zia Mia, non voglio stare sola a casa...preparare i dolci per Natale con le donne del vicinato è bellissimo. Mi piace ascoltare le chiacchiere e i racconti che fanno mentre abilmente muovono le mani...adesso che sono sposata ed aspetto il bambino mi considerano “una donna” come loro. Lella che ha ventitre anni , praticamente la mia età, è fidanzata eppure non è considerata come me. A lei è affidata la custodia dei bambini, va al negozietto a fare le commesse, prepara il pranzo, porta le teglie avanti e indietro dalla casetta del forno...insomma, fa le consegne come le altre ragazzine, non sta ad ascoltare le chiacchiere”
“scusa, perchè non può ascoltare ciò che dicono?”
“Perchè parlano di “cose” da donne sposate! Si giustificano le anziane , cambiando discorso quando vi sono orecchie che, secondo loro non possono ascoltare”
“ tipo?” chiese con sguardo maligno Totoi
“ohhh, smettila, non insistere...ti ho già spiegato che fanno battute a doppio senso e stuzzicano per sapere le “cose” intime!!”.. arrossì Tea, fingendo un broncio che interrompesse quella discussione.
“E tu?”
“stanno fresche che ci casco!!! io ascolto e sto zitta, sono brave persone ma...pettegole e ficcanaso”
-“e le “zitelle, come mai possono ascoltare?”-
Tea rise ricordando quel che le “anziane” dicevano a tal proposito quando “quelle” non erano presenti. -“ Si dividono in due fazioni: una prima afferma che hanno“assaggiato” con uno “stallone” poco soddisfacente, l'altra che ...”
“che???” continuò Totoi
“Smettila ficcanaso! Mi fai diventare simile a loro!” si era arrabbiata Tea
“ dai non arrabbiarti “ gli sussurrò nell'orecchio il marito, con quella voce maschia, roca alla quale ella non sapeva resistere: “ lo sai quanto abbiamo atteso questo bambino!!!” disse accarezzando il figlio che da tre mesi cresceva nel seno della sua amata. Tea apprezzò l'abilità con la quale Totoi aveva cambiato argomento:
“ Ieri mi ha visitata l'ostetrica, Signora Carla, mi ha detto che stiamo andando bene, che posso fare tutto evitando strappazzi...e poi”... continuò dopo una breve pausa : “mamma Minnia e tua madre zia Maddalena hanno promesso che a me ci penseranno loro!” rise la donna pensando a quanto fossero attente e premurose le due donne con lei.
“A proposito!!! “ riprese l'argomento interrotto precedentemente Totoi “ e le nostre mamme che raccontano?
Tea : “ curiosone ehh!.... di solito stanno attente che zia Maltina non mi stuzzichi. Alle punzecchiature che mi rivolge , loro danno risposte secche!...però ieri sera zia Maltina è venuta a casa di tua madre. Io ero presente e c'era anche mia mamma. Si sono sedute attorno al tavolo mentre io davanti al caminetto arrostivo le castagne...”
“Allora?” sollecitò Totoi incuriosito anche se consapevole che si stava attardando.
“Allora si misero a parlare dei loro mariti. Zia Maltina raccontò e giurò che suo marito non l'aveva mai vista nuda per intero”..
“ ehhh!?!” rise Totoi
“ aspetta, aspetta che ancora non ho finito!”
“sbrigati che le pecore mi stanno aspettando con le mammelle rigonfie di latte!”
“ allora...sia tua madre che la mia hanno giurato : - comà anche io, ho avuto figli ma mio marito se mi vedeva il seno non vedeva sotto e se …..tutt'e due insieme mai, mai... né visti, nè toccati -..e nel dirlo incrociavano le braccia sul petto giurando sui Santi e mandando baci al cielo.!”
Totoi si lasciò andare ad una sana risata
“ e non finisce qui!” proseguì Tea : “ zia Maltina si è voltata verso me “ e tu Tea ti sei mai fata vedere tutta nuda da tuo marito?”
“ e tuuuu?”
“Ci ha pensato tua madre: - cummà chissi dumandi fedhili a vosthra fidhola chi si la nosthra lu faci già è cujuata cu lu maritu soju!! ” -
“allora si sono litigate!???”
“nooo, zia Martina non ha fatto una grinza con il viso e ha cambiato discorso come se niente fosse !”
Tea le rifece il verso: “oi, comare mia! Ho visto le uova che avete portato a casa mia per fare i dolci, scusatemi se ero in bagno , ma quando sono uscita Bastiana mi ha fatto vedere una meraviglia di uova e bla, bla, bla...” “ tutto come prima concluse Tea. Risero insieme.
Ancora qualche coccola poi con un saltello Totoi era balzato giù dal letto. Dopo essersi vestito accese il fuoco spostando la cenere che dalla sera precedente covava le braci. Presi, da una cesta di giunco i viticci, conservati dalla potatura della vigna, li poggiò sopra le braci “pà abbruncà”- ( per far nascere la fiamma ). Messo il trippiede scaldò del latte in un pentolino e dopo averne riempito due tazze si avvicinò al letto, ne porse uno a Tea e insieme fecero colazione.
Imbacuccatosi aprì il portoncino di casa, emise un fischio e il suo fedelissimo “Pulughiteddu” lo raggiunse scodinzolando nonostante il freddo.


Cap. secondo

Il suo “amico” , un bastardino di cinque anni, l'uomo lo aveva trovato vicino ad un cannetto seguendo il guaito di dolore che il cane emetteva. Totoi si era avvicinato al punto da dove proveniva quel flebile gemito, aveva visto il cane tremante e ferito da una scarica di pallini da caccia. Totoi fu colpito da due occhi che lo guardavano rassegnati al suo destino . Gli si era avvicinato “ ehi piccolo “ disse accarezzandogli la testa con i polpastrelli delle dita
Dopo avergli curato la ferita, Totoi lo portò con sé e fu così che il cane ritrovò la fiducia negli uomini; “Pulighiteddu...piccolino”, lo chiamava Tea coccolandolo. Quel nome gli rimase.
Totoi entrò nel magazzino, prese il suo “vespino 50 “ azzurrò; un paio di colpi all'accensione, attese che Pulighiteddu si sistemasse davanti alle sue gambe e, tra nuvole di fumo del tubo di scappamento, si allontanò dal paese.
Tea si riaddormentò fino al canto del gallo.
I due giovani erano sposati da oltre un anno e dopo mesi di ansiosa attesa, tra illusioni e delusioni, adesso aspettavano un figlio.
Sorrise accarezzandosi il pancino che cominciava a vedersi. Era soddisfatta. Lei e Totoi si erano sposati per amore, con il consenso delle famiglie.
Si conoscevano da sempre.
Nati nello stesso “rione” di un paesello sistemato, come un serpentone, lungo una via naturale che si estende sulla valle ai piedi di una cresta di morbide colline.
Le case, costruite una di fronte all'altra sulla strada principale, viste dalla collina, sembrano comari affacciate al balcone a pettegolare. Ogni tanto il serpentone è interrotto da una viuzza che separa le colline e circoscrivendole ritorna a valle incrociandosi ancora con la via centrale. Nella parte della collina, circoscritta dalla stradina sterrata, vi sono casette raggruppate attorno ad una piazzola. Nel “Rione Frutteto “, dove vivono Totoi e Tea, tutte le case si affacciano davanti alla piazzola , al centro della quale vi è una fontanella ove affluisce l'acqua cristallina che scende dall'alto della collina riversandosi dentro un vascone di pietra. Punto focale d' incontro delle donne fin dal primo mattino per attingere l'acqua fresca ad uso familiare oppure per lavare i panni. Sono i momenti di scambio di confidenze ed un caffè nella cucina dell'una o dell'altra. La porta di ogni casa si apre sulla cucina; il punto più vissuto della casa: vi è il caminetto, il tavolo con le sedie, qualche poltrona per gli anziani, una credenza e gli sgabelli per i bambini. Alla cucina sono annesse altre stanze , aggiunte, nel tempo, man mano che la famiglia cresceva. Se qualche figlio si sposava costruiva sopra i genitori o accanto. Nel retro di ogni casa ci sono il giardino e l'orticello, argomento vanto delle donne. Dietro gli orti grandi spazi collinari ricchi di piante da frutti e olivi, da cui il nome del Rione. Le famiglie sono molto legate tra loro da regole di buon vicinato tramandate dagli “antichi “ Un rapporto più che parentale. Tea aveva spesso sentito dire sia da sua madre che da zia Maddalena :
“ tratta bè lu tò 'izinu a chi cu iddi t'acchjappi. S'hai bisognu, ora chi arreani li tò parenti....stai friscu”

Accompagnavano le parole con una mimica manuale e facciale, anche quella ripetuta nel tempo.
Il gallo quella mattina aveva la raucedine: solo un chicchirichì. Tea è completamente sveglia. Sente nella camera accanto i suoceri ,ziu Minniu e zia Maddalena, che si danno da fare per organizzare il fuoco, la colazione..le solite faccende che danno inizio ad una normale giornata.
“ ssssssssssssssss...Maddalè anda a pianu!.. non svegliare Tea...tanto adesso vado io a casa di cummari Mia, così con cumpari Peppi iniziamo ad accendere il fuoco nel forno del pane...”
“ si!” annuisce la donna
“ Cummari Madalè!!!” si sente mentre bussa alla porta comare Minnia, madre di Tea
“ ehi cummà!” apre la porta Maddalena “ entrate comà, accomodatevi, fate piano che Tea dorme!”
Minnia aveva indossato un pesante scialle che dalla testa la copriva tutta. Da sotto lo scialle spuntava un grembiulone bianco.
“ cummà pronti semmu?- “
“certo, un attimo che mi metto anch' io il grembiule, sulle spalle lo scialle e andiamo a preparare “li cosi boni pà Pasca di Nadari!!”-
Tea pronta, li attendeva fuori sorridente , felice.
I genitori e i suoceri:
“Tea perchè ...” la protesta rimane sospesa per aria. Tutti si voltano verso la cantonata della casa di zia Mia, appoggiato con le braccia dietro la schiena c'è il marito, cumpari Peppi, alto e largo quanto un armadio, ha appena sparato il solito “buongiorno”: uno “scattarramento” profondo con lancio del prodotto sul muretto a secco che, nelle fresche sere estive, è il punto d'incontro per il vicinato. Tutti seduti sul muretto-panca a raccontare “li foli antighi”
“ chi ti falia unu raju!!!, chi Deu mi paldonia e tutti li Santi!!- bestemmiarono a denti stretti le due donne. “ e mai possibile che in tutti questi anni nessuno gli ha cavato i denti a questo maiale? Proseguì Maddalena
“ se non può fare a meno di scattarrare , chi ni lu cazzia in drentu a la sò casa, chena fanni brincà li pulmoni a lu 'icinatu!!!!”
“ bèhhh! Zittite” dice severo Minniu alle due donne e aggiunge“ per lui è come avere una malattia!”
“ e ma, chi si li ponghia!!!- ”
aggiunge Minnia.
Ziu Peppi va loro incontro
“ benvenuti a casa mia!...siamo pronti?” esclama contento mentre tocca loro la mano , come si usa con chiunque varchi la porta di casa.
“bentrovato compà!” rispondono le due donne con le mani sotto lo scialle “ tittia...e chi frittu !!!-
giustificano così, la mancata mano tesa.
Ziu Peppi rivolge la sua attenzione a Tea : “allora Tea...finalmente ce l'ha fatta Totoi ehhh?”
Sua moglie impallidisce : “ a non cagliatti ! A non fattinni la ciàntara...l'ommu mannu!!..cummari mei iscusetilu!!”
poi con sguardo inferocito: vai e togliti dai piedi, anzi voi uomini cominciate ad accendere il fuoco nella stanza del forno , intanto ,io offro il caffè alle mie comari”.
Usciti gli uomini , zia Mia mortificata si avvicina a Tea:
“ 'senda mea, me fiddola! Non t'ammuscià chi ziu Peppi è un asinu, iddu non si n'avvidi ,si credi spiritosu...li fiddoli arreani candu vò Deu...

Così dicendo l'abbraccia.
“ accomodatevi che preparo il caffè !!“ zia Mia invita le donne indicando loro degli sgabelli di ferula accanto al caminetto acceso.
Le donne si avvicinano nonostante abbiano fretta di cominciare.
“Ohi cummà femmu lestri a iscuminzà!!!- invita Minnia scaldandosi le mani davanti ad un'allegra fiamma.
“Eh! ha rasgioni me cummari “ aggiunge Maddalena -aemmu meda di fa!”

“ esagerate, è vero ..ma abbiamo tutta la settimana prima che i bambini stiano a casa “pà Pasca di Nadari”, faremo in tempo a fare i dolci ed anche il pane ...siamo in tante e piene di buona volontà... avà ci pidemmu lu caffè ”.
Tea guarda il caffè che sale. Si sente orgogliosa , il figlio che aspetta le ha dato l'accesso al gruppo “di li maggiori di lu vicinatu”
Prepara le tazzine e serve il caffè alle più anziane. Nessuno glielo ha chiesto però tutte sanno che per la giovane, quel gesto è un onore.

Cap. terzo

“E permesso? “ chiede ed è già dentro, comare Maltina, capogruppo della parte alta del rione, seguita dalla figlia Bastiana, “signorina ” quarantenne, ormai condannata allo zitellaggio come le sorelle Catta : Malgarita, Frantzisca e Mannena che entrano ridacchiando e scuotendo la testa con ancora i segni dei bigodini, tenuti tutta la notte per essere in ordine e per i “non si sa mai!”...Oltre centoquarantanni in tre. Dopo aver respinto tutti i corteggiatori con un - “pucci ,cacca” , figuriamoci se mi prendo quello!” Adesso sperano nel miracolo.
“entrate, avanti, vi stavamo aspettando!” si avvicina loro zia Mia, mentre, Maddalena e Minnia aiutano le nuove arrivate a togliersi la mantella
Come gallinelle si avvicinano a Tea
“ auguri, abbiamo saputo che attendi un bambino!” , senza aspettare conferma : “ ma è vero che sei già in tre mesi?
Si aggiunge zia Maltina : “come mai hai aspettato a dircelo così tardi? Tre mesi...foramari!!! un'altru pocu e nasci lu steddhu e noi chena sapenni abbeddhu!!”
Tea arrossisce. Conosce il vicinato, sa che il loro pettegolare, voler sapere, punzecchiarsi non è cattiveria ma un modo “familiare” per stare uniti però, non ha ancora maturato la malizia per difendersi per cui l'argomento matrimonio, marito, incinta, la imbarazzano. Zia Maddalena coglie lo sguardo di zia Minnia che la invita a rispondere per salvaguardare la riservatezza di Tea, essendo lei la madre della giovane potrebbe dare una risposta criticabile.
Maddalena : “ cummari Maltina mea, lu sapeti chi Tea è timida e di pochi parauli” continuò sollevando il tono della voce onde evitare le parole che stavano per uscire dalla bocca di cummari Maltina:
“Lo sappiamo che adesso che è sposata è come noi ma Tea ha rispetto della vostra figliola Bastiana e delle nostre amate vicine ingenue vergini, e per discrezione tace. Poi, comà, prima dei tre mesi non si è sicuri...”
Vengono interrotte da una voce che ulula alle loro spalle. Le donne si voltano e vedono ziu Casgju, marito di zia Maltina.
Ritto sulla porta, cerca di dare potenza e credibilità alle parole dal suo metro e venti di altezza. Le donne:
“oja, e che accidente vi è successo a voltarvi così cumpà?”
“ guardatemi il piede!” farfuglia sbavando di rabbia l'uomo
Sua moglie si avvicina “ oja! Poarettu chi t'ha cumbinatu a chista manera?? Chiede sollevando il piede destro del marito con lo scarpone vecchio , puzzolente di grasso di maiale, tutto rotto, morsicato.
L'uomo con gli occhi accesi: “ è stato il cane di cumpari Barori! Da quando cumpari l' ha portato non posso più passare nella strada per andare alla posta chè appena mi vede mi corre dietro e si attacca alle mie scarpe . Oggi perchè cummari Minnia e cumpari Barori non c'erano a richiamarlo, si è avventato alla scarpa trascinandomi come uno straccio!...guardate!!” dice voltandosi per mostrare anche il pantalone rotto.
Non si era accorto di avere il sedere completamente scoperto.
La moglie, zia Maltina, presa una copertina vecchia copre le natiche del marito: “ e cantu sei maccu lu colciu, malasolti no asculti mai!!.. Quante volte ti ho detto di lavarti i piedi? Che cosa lo abbiamo fatto a fare il bagno ehhh...tu vai ancora a fare i bisogni sotto il vecchio olivo...hai capito che ti..de..vi..la..va..re... !” scandisce la donna : “ lu cani ha fiutato l'odore di osso rognoso e “sigumenti rasgjona” come un cane, “ti s'è arraldatu) ...
Bastiana con le sorelle Catta si voltano verso il caminetto soffocando, con le mani davanti alla bocca, una incontenibile risata, mentre, irrefrenabili lacrime cadono nel caminetto.
Al chiasso, dalla casetta del forno, arrivano anche ziu Barori e ziu Minniu “ che succede? E chi buldeddu ...innorabona!!!”
Minnia spiega al marito che il loro cane ha aggredito il vicino.
Barori guarda ziu Cashju: “ scusetimi cumpà- !!! mi stanno dicendo che il mio cane vi ha aggredito? Ma se è così poltrone che lo chiamiamo “straccu- ”, non si toglie nemmeno la mosca dal naso...compà se non vi offendete visto che “straccu” aggredisce solo voi , mi permetto di chiedervi una cosa !”
“ ditemi compà, siamo buoni vicinanti, possiamo parlare!!”
“cumpà, cand'è stata l'ultima 'olta chi vi seti làati li pedi?..
Ziu Cashju perplesso : “ cumenti cumpà, voi non seddi statu in gherra?” -
chiede con l'imponenza di chi ha un' onorevole risposta che affonda le radici in un'esperienza forte come la guerra.
“ il comandante del battaglione , nella guerra del quindici-diciotto, proibì di lavarci perchè avremmo tolto la protezione che la pelle ha contro le pallottole” risponde, sollevando un dito imperioso in aria, per dare credibilità indiscutibile al suo dire..
“ziu Cà a voi, tandu, nemmancu la cannunadda vi pidda...!!! -
esclama Barori:
“ La verità è che il cane ha sentito puzza di carne morta e si è lanciato...andate a raccontargli l'ordine del vostro comandante...il cane è un animale e va a naso ..fiuta...non ragiona.”
“Ascoltate, facciamo una cosa “ interviene ziu Minniu per evitare che la situazione degeneri:
“ ziu Cà, che numero avete di scarpe?”
“non mi l'ammentu, queste le ho dal matrimonio! erani ancora boni...l'agghju pitadhi meda 'olti ma la peddi è bona ”
“Le signorine”, non riuscendo a contenere la risata, escono fuori per sfogarsi, ridono, ridono tenendosi lo stomaco. Al loro ridere si affacciano alla finestra le ultime vicinanti? “ che c'è? Avete già impastato i dolci? E questa risarella scema?....mica siete delle bambine...adesso arriviamo!!!”
“fate con comodo !” risponde Bastiana “ mi sa che oggi le cose andranno per le lunghe”.
La curiosità è forte. Arrivano insieme Toa , il marito Giuanni , pronto per recarsi alla carciofaia per il taglio dei carciofi, le figlie Lisandrina e Lella sentendo il baccano si apprestano a far la salita dopo aver accompagnato a scuola i due figli di Lisandrina. Arriva persino Ziu Mannu, il più anziano del vicinato.

Cap. quarto

Presa coscienza dell'accaduto, ziu Mannu ,con il volto contornato da una barba bianca che gli dà un' aria saggia, fa zittire tutti:
“Chistu è un bon vicinu, semmu funtumati pà l'amori chi ci lia da sempri!”
Tutti tacciono in attesa che il vecchio, rispettato qual patriarca, calmi le acque.
Ziu Mannu rivolto a Bastiana : “ anda fidhola 'ona , accultighjaddi a la me casa
e prendi quel barattolino scuro che c'è dentro la “credenza buona” e portamelo.
Attinziona a nò scapallu!
Bastiana esce di corsa seguita da Lella : aspè chi t'accumpanghju!!.
Ziu Mannu chiama gli uomini presenti , li prega di togliere le scarpe a ziu Casgju per potergli lavare i piedi e disinfettarli con il decotto medicamentoso che lui stesso prepara e che tutti nel vicinato usano per qualsiasi “cosa”: disinfettare ferite, massaggiare parti doloranti, lenire infiammazioni, spennellare tonsille e gole infiammate, emorroidi.... Per qualsiasi bisogno di intervento medicamentoso ci si rivolge a ziu Mannu.
Nell'udire che gli avrebbero lavato i piedi ziu Casgju urla: non mi laeddi, lu cumandanti non vò, ..io ho sempre ascoltato le sue parole, i suoi consigli e non mi sono mai ammalato...mai un raffreddore...mai,mai,mai!”
Intanto che si lamenta, gli uomini mettono un “calderone” con abbondante acqua sul trippiede per scaldare e si preparano a lavare, dopo oltre quarantanni, i piedi ad un decorato milite di guerra.
Quando Bastiana e Lella arrivano con il decotto i piedi di zio Casgju sono stati già trattati con sapone, candeggina e la spazzola per i cavalli. All'uomo triste e rassegnato vengono spennellati i piedi.
Ziu Minniu gli si avvicina, ha in mano un paio di scarponi di campagna, sono usati però abbastanza buoni:
“ cumpà da boni vicinanti trattedhi chisthi scalpi mei!!!.. cumenti fratedhi cumpà!!!

“ m'aaraghju abituà cumpà, cun sacrifiziu, a chi li mej m'intragjani chena faithà”
Indossate le scarpe ziu Casgju si alza in piedi per provarle: “ mi parini un pocaretu manni” ma non fa niente, metterò della carta nella punta!!”
Ziu Minniu per richiamare tutti a quello che è il compito del giorno: “ ma chisti cosi boni li femmu o no?”
Zia Mia per mostrare che anche lei ha una sua importanza nel vicinato batte le mani come per allontanare le galline dall'uscio di casa:
“A fora l'ommini, sciò,sciò! “ (Si avvicina al mobile prende pane, formaggio, un fiasco di vino :
“ Andate alla casetta del forno , curate il fuoco , fate colazione che noi adesso impastiamo!”
“Oh!!! e chi buldetu chist'ommini!!!” esclama la donna invitando con lo sguardo ciascuna a prendere il proprio posto.
“cosa aemmu a fa pà primmu?” chiede zia Mia
“eu dighjaria da li papassini, so chissi chi s'intosthani più a taldu!”propone zia Minnnia
“emmu aeti rasgjoni cummà!”
poi rivolta a Tea “ senda mea! pidda la rizetta di mamma toa chi è la meddu e cumenchja a lighjni e l'altri, bon fiddoli, steti attendi e passeti li cosi cumenti si cunveni!”

Ogni donna ha un compito preciso: una legge la ricetta, un'altra pesa e passa la farina alle tre più anziane che impastano, un'altra ha la consegna di pesare lo zucchero,un'altra di tostare le mandorle.....
Durante l'impasto non si parla. Solo le anziane scambiano pareri. Pronto l'impasto si siedono attorno a “sa mesa” a debita distanza l'una dall'altra e preparano le forme.
Bastiana interrompe il silenzio delle abili mani che si muovono:
“ ma ogghj c'a dì è!?”
Malgarida facendosi il segno della croce :” ogghj è tredighj di Pasca di Nadali, Santa Lughja ...un passu di ghjadhina!”
Tutte si segnano.
“ e, si !” aggiunge Mennena “è il giorno più corto dell'anno!”
Toa: “ è veru ....e da Santa Lughja a Nadali un passu di ghjadhu, pal chi li dì s'allongani”
“cuccurudduuuuu!” si sente Giuanni alle loro spalle
Tutte ridono, Toa : “oja c'assuconu!”
“ e dà chi non lu timmi cussì abbeddhu ...e si dapoi è ghjaddu Mannu lu timmi ancora di mancu!!”
Risponde l'uomo in tono maligno.
Giuanni prende velocemente un altro fiasco di vino e se la dà a gambe prima che la moglie gli tiri dietro il mattarello.
Lella: “perchè babbu ha fatto quelle battute sul grande gallo?”
Toa: “zitta tu e lavora, non lo sai che dalla notte di Santa Lucia a Capodanno i giorno si allunga piano piano ...con passo di gallina, poi di gallo e dopo ancora di gallo grande!”
“ahhhh! Fa la ragazza che non capisce né l'ilarità, né le gomitate che si scambiano le altre tra sorrisetti maliziosi.
Partono le prime teglie per il forno. Malgarida e Franzisca si trasferiscono nella caseddha del forno.
Gli uomoni con la pala mettono le teglie dentro la grande piastra e pochi secondi dopo le tirano fuori.
Le donne, nel frattempo hanno preparate “le corbule” ( canestri ) ricoperti di teli bianchi per sistemare con cura i dolci caldi.
I primi assaggi .
“ Cantu sò boni!” si complimentano , e una fiamma d'amore scambievole, di orgoglio di buon vicinato scorre tra loro.
“s'era stata via mamma mea!” “ dice Toa emozionata al ricordo, mentre sgranocchia un dolce “ lei si che era una vera massaia, le cose buone come le preparava lei, non ne ho più mangiate!”
“E cummà!” interviene Maltina asciugandosi una lacrima d'emozione con un lembo del grembiule
“ l'ansiani cummà erani spiciali, puru mamma mea...”
“ su, su !” interrompe Lisandrina “ li molthi cu li molthi e li vii cu li vii!”
Prende una bottiglia di anice : “ajò chi ci femmu un anicinu, a candu a cumprì tuttu, oj,oj...tocca sta bè!!
Maltina ride “ se ci vedono gli uomini??!” poi rivolta Lella: “ para la ghjanna chi no arrèia calc'ommu!”
Riempiti i calicini bevono tutte insieme poi ridendo commentano la bontà dell'anice.


Cap. quinto

Le mani sono veloci ma anche le lingue. Nella stanza si lavora e si chiacchiera. Il profumo degli impasti di farina, con i vari condimenti aromatici, unito a quello dei dolci caldi, che arrivano dentro i canestri poggiati sulla testa delle più giovani, creano un'aria festosa. Un'emozione di condivisione che allarga i cuori predisponendoli alla confidenza, ai ricordi in confusione tra il passato, il presente. Anedotti volutamente esagerati per suscitare ilarità.
“ si, idi propriu chi semmu a Natali!!”
sorride Mennena, la più timida delle tre sorelle Catta. “ ohhh! Mannenedda ti sei isciudata?”
, sorride contenta zia Mia. Mennena arrossisce.
“ ba, ba!! avali divinta irruia che l'alta dì” sottolinea bonariamente la padrona di casa.
“ pal chi cos'è cumbinatu l'alta dì”
s'incuriosisce Lisandrina. “ palchi no la sai?” non hai udito il chiasso l'altro ieri al pomeriggio?
- “ zia Mia mea l'eti sminticatu chi era i lu duttori!?”
“ oja è veru....!!” afferma la donna dispiaciuta per la smemorataggine ,poi rivolta a Malgarida, Franzisca, Bastiana, Mennena e Lella le rimprovera: “ perchè non glielo avete raccontato? Vi vergognate ehhh?”
Lisandrina incuriosita : “ mi volete raccontare?”
Zia Mia con aria ironica : “ l'altro pomeriggio siamo andate con “le signorinette” a cogliere i limoni e le arance per i dolci. Facendosi spiritose , loro, hanno raccolto dei sassolini – pà ciarabaldà li foddhi dill'albulu.
“ e cosa vuliani sapè?”
“volevano capire che tipo di uomo le sposerà”.
Ridacchiano tutte mentre le mani sistemano i “ cozzuleddi e saba” nelle teglie..
Dopo una breve pausa continua “ tiràani li montizeddi a li foddi pà acchjapanni una chi, si la piddàani adananzi, chena fiacalla , la fultunata arìstia agattatu un ommu in divisa, si piddàa la fodda addaretu, aristia presu un poaru; ...'senda mea , tiresi lu muntizeddu Mannena e fesi i la fodda un bucu tundu cumenti badda..!”

“ e che significa?” chiede Lisandrina
Le quattro “signorine “ nascondendo il viso nel grembiule sollevato: “ chi l'ommu sou l'ammazzani a badda!”
“ tandu ani presu a incurrìssi, chiddi adananzi e Mannena da fatu....eu li chjammàa, li chjammàa...e iddi suldi...tandu agghju presu un rocchju ..a vidè, si si sò arressi li femini manni..!!!”
Lisandrina trattiene una risata mentre, Mannena
“steti tranquilli chi lu còiu meu già sarà precisu a lu 'ostru...l'omini pal noi l'ani già tutti molti a badda!”
“ dai non offenderti abbiamo scherzato! “ - “ anche io !” risponde con una smorfia Lisandrina
Toa per evitare che “l'incidente “ rovini l'aria di serenità di quello stare insieme che, fondamentalmente, è la vera gioia del Natale ...batte le mani:
“ sù,sù, steddhi, poca ciarra! A Santu Ghjuanni v'aremmu a fa brincà lu fugaroni cussì vi feti cummari e v'areti a rispittà cumente noi...veru cummà???”
conclude strizzando l'occhio per ricevere l'assenso delle anziane che non si fanno pregare a confermare quelle sante parole:
“ veru e viritai, mai una brea né una chistioni, noi semmu sinceri cummari di fugaroni, emmu brincatu lu fugaroni di Santu Ghjuanni piddhendici pà la manu emmu postu cussì la Fidi”
Si abbracciano per confermare quanto detto, impolverandosi di farina l'una con l'altra.
Tea sorride pensando a tutte le punzecchiature, i dispettucci che si scambiavano le comari. Piccoli incidenti che anziché intaccare gli affetti li consolidava.
Sono quasi le tredici. Lisandrina tolto il grembiule va a ritirare i bambini da scuola.
Ziu Peppi con il viso rosso come il fuoco, un po' per il calore del forno, un po' per il vino tracannato
si affaccia alla porta :” accustedivi a la casedda di lu furru, emmu arrustitu saltitza e carri e cogghju, cussì piddeti un mossu e dapoi aàreti a cuntinuà!”
“ Cumpà !” risponde Minnia “ faremo a turno perchè abbiamo gli amaretti già impastati...e sono molto delicati!”
“feddi cumenti 'uleti, noi emmu fatu”
“ e puru biddu cumpà...e già si 'idi...seddi ruiu che zuddoni!”
“ eh,eh!!!!” se ne va borbottando l'uomo
Le donne si dividono a turno e vanno a mangiare. Tea è invitata a recarsi nel primo turno.
La giovane si sente un po' stanca. Arrivata alla casetta del forno, il padre , ziu Barori, le prepara una vecchia poltrona vicino al caminetto , il suocero, ziu Minniu, le porta una coperta e gli altri fanno a gara per servirla: lei attende il nuovo germoglio del vicinato.
Anche le anziane chiedono a Tea di riposare un pochino.
Arrivano i bambini da scuola, si sentono i loro passi veloci nonostante la salita : “Currimmu !!!, chi fiacu beddhu....sò pronti li cosi boni! Currimmu steddhi...”
Marieddu arriva per primo e si catapulta nella camera dove “lavorano “ le donne
“ pronti so li cosi boni?” Chiede con un sorriso birichino, il naso rosso come una ciliegia per la corsa nell'aria frizzantina di Dicembre.
Zia Mia fingendo un volto serio: “ non so pronti, l'emmu ancora d'incapà!”
“e candu l'incapeddhi?” chiede il ragazzino con il sorriso spento
“ dumani mascitettu meu!”
“ dumaniii?” Marieddu per un attimo rimane deluso , poi gli occhi gli brillano:
“ zia Mì, ma a me li cosi boni mi piacini mancari chena incappà!”
Zia Mia sorride e spalancando le braccia: “ venite dentro bambini!!” Tutti le saltano addosso con gridolini di gioia. La donna li porta nella stanza dove ci sono i canestri con i dolci, ne prende uno piccolo , già preparato in precedenza. Mette in mano a Marieddu il canestro dicendogli : “andate tutti nella casetta del forno, ci sono gli uomini che hanno apparecchiato per voi. Prima mangiate il pranzo, dopo mentre farete i compiti potrete sgranocchiare i dolci. Fate i bravi, noi dobbiamo continuare , non litigate e non fate chiasso perchè c'è Tea che sta riposando. Lo sapete che aspetta un pupeddu?”( un bambino)
“Emmu, zia Mì...aremmu a sta bonfiddholi, lu sapemmu chi ha d'arrià lu pupeddhu di Tea, e poi fra pocu è Nadali se non femmu bravi Gesù Bambino non ci arrica nienti!”
La donna li bacia sulla fronte come se fossero tutti i suoi nipoti : “ andeti steddhi mei!” Emozionata , asciuga una lacrima che le sale dal cuore per tutto quell'amore che riempie le giornate del suo Autunno e degli anziani come lei.
E' sera i più giovani rientrano dalla campagna, dal pascolo. Lungo la salita del rione Frutteto salgono lentamente i buoi di Baingeddhu, l'ultimo carrulanti , trascinano il carro con le ceste dei carciofi da distribuire nel vicinato.
Lungo il percorso ha raccolto “ li maniali – i braccianti“ dagli orti. Seduti sui bordi del carro parlano, raccontano anedotti della giornata, cose accadute in paese o udite.
Baingeddu, figlio scapolo di zia Maltina e ziu Cashju è detto anche “lu gazzettinu”perchè riporta chiacchiere e pettegolezzi che ha udito dai maniali passandole per vere come un giornalista del “Gazzzettino” alla radio.
Ognuno scende davanti alla porta della sua casa. “ a dumani cumpà!” si salutano mentre la luna si solleva nel cielo.
Nel “rione frutteto” le donne hanno terminato i dolci , sui letti delle camere di zia Mia vi sono grandi canestri coperti da teli bianchi, tutto il rione è invaso dal profumo dei dolci di Natale.
Le donne conoscendo l'orario del rientro dal lavoro di mariti e fratelli avevano sospeso la preparazione dei dolci in tempo per rientrare a casa, riattizzare il fuoco e preparare un pasto caldo per la propria famiglia.
Prima di lasciare la casa di zia Mia si erano radunate attorno ai canestri dei dolci per osservare soddisfate i capolavori.
Zia Maltina : “ candu lu 'icinu nosthru si boni ghià non ci la faci njunu!”
“ eu non credu cummà! le fa eco zia Maddarena
“ dumani aremmu a incappà tuttu e dapoi ambarani li chjighjoni a manu e la chita ch'entra lu pani!” ricorda Toa, tanto per dire la sua
“ bè, tandu bonanotti e a dumani si vò Deu!!”
Tea vede andarle incontro “Pulighiteddu” e dietro di lui Totoi. La giovane è felice quel giorno ha pienamente colto il senso dell'amore scambievole nella grande famiglia del vicinato. Nel cuore sente che per lei sarà Natale ogni giorno; inchinatasi riceve e ricambia le coccole del cane, poi sollevati gli occhi verso il marito prende la mano che lui le tende,
Non hanno bisogno di parlare anche perchè dietro loro sentono dei colpetti di tosse che li avvertono che il vicinato vede e chiacchiera.
Entrati in casa si chiudono la porta alle spalle.

 

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