BOLOTANA

 

Foto Luigi Ladu

 

Come nella maggior parte dei paesi sardi, anche a Bolotana, le prime tracce di insediamento umano risalgono al periodo nuragico, Secondo lo storico Spano, nel territorio doveva esistere una popolazione fin dai tempi molto antichi, come dimostra il ritrovamento di alcune statuette votive presumibilmente di epoca fenicia. Più numerosi e certi i resti del periodo romano.
La prima notizia storica è del 1341 ed è contenuta in un documento conservato nella Biblioteca Vaticana: vengono citate le decime pagate dal Rettore di Bolotana per finanziare la guerra del Turchi.
Secondo una tradizione non molto attendibile Bolotana fu fondata intorno al 1300 da alcuni abitanti di Ottana fuggiti dal loro paese.
Bolotana viene citato nel 1388 nell'atto di pace fra Eleonora d'Arborea e Giovanni d'Aragona. Successivamente il paese appartenne agli aragonesi, a Salvatore d'Arborea nel Marchesato del Marghine e, infine, a Tellez-Giron dal quale furono riscattati, nel 1843, i diritti feudali.
Il maggior Sviluppo di Bolotana si ha tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600. A questo periodo risalgono la ricostruzione della Chiesa di San Bachisio e la costruzione della parrocchia di San Pietro e del Convento dei Cappuccini.

(Tratto da: "Per conoscere il paese" - Amm. Com. 12-19 maggio 1991)

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      A Bolotana

Dae s’istrada chi andat a Nuoro
ti miran in s’artura, oh idda mia,
che matron’assentada, bella ebbia
in pannos de broccadu e trizzas d’oro.

          Sos abitantes, cun su zelu insoro,
          superan su pastore ‘e Baronia
          e sun capazes in sa messaria
          cantu sos bonos de su Logudoro.

Tenen altu talentu e bonu coro,
in d’ogn’aspru triballu han valentia,
sun previdentes e faghen tesoro

          de su chi fruttat sa terra nadia.
          Amore e paghe, naran, solu imploro
          intr’ ‘e sos crastos de sa domo mia.

  di Foricu Pitzolu

Goceanu ti mandat dae levante
su manzanu sas lughes rie rie,
sas roccas de su monte, a mesu die,
t'incastran in sa fronte unu brillante;

          Palai maestosu che gigante,
          su babbu de su frittu e de su nie,
          regalat in s'istiu, solu a tie,
          s'ultimu asu 'e su sole calante.

Dae su Padru tributu costante
dan sas funtanas chi forman su riu,
chi ti carignat sos pes a donz'ora.

          Tott'in giru sas baddes, cale amante,
          ti faghen corte, ti ponen in briu,
          ti cantan s'innu eternu 'e s'aurora.

 

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